Piero e Marco: due vite salvate nel bolognese con un semplice gesto

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Piero e Marco: due vite salvate nel bolognese con un semplice gesto. L’efficienza della catena di sopravvivenza e l’importanza della prevenzione. Settembre è il mese del cuore.

E’ sabato mattina, Marco sta giocando a tennis, è giovane, forte, sportivo, non ha mai avuto nulla. Improvvisamente cade a terra, svenuto. Il suo compagno dall’altra parte del campo lo guarda, salta la rete, corre da lui, si rende conto che il cuore di Marco si è fermato. Chiama aiuto, urla, ma subito inizia a spingere le mani sul torace dell’amico per salvarlo – lo vuole salvare – massaggia, massaggia fino a non sentir più le braccia. In pochi minuti arrivano i soccorsi, il defibrillatore, attaccano le piastre, la macchina riconosce l’aritmia grave e scarica. Il cuore riparte, Marco apre gli occhi, è vivo.

L’ambulanza corre al Maggiore, i cardiologi sono già stati allertati e lo aspettano in sala di Emodinamica per capire cosa è successo.  Marco è sveglio e racconta la sua storia, mentre in pochi minuti una sonda viaggia dentro i suoi vasi e raggiunge le coronarie. Una è quasi chiusa e il cardiologo la sistema rapidamente con un’angioplastica. E’ fatta, ora Marco può riposare in reparto e riprendere la sua vita tra le mani. 

E’ domenica mattina a Savigno, Piero accompagna la moglie in piazza. Sta camminando, improvvisamente si sente male –  male al petto –  lo dice alla moglie, prova a raggiungere una panchina, ma cade a terra, perde conoscenza. La moglie chiama aiuto, accorrono 2 infermieri, sono li per caso, fuori servizio. Piero non è cosciente, non risponde e non respira, è in arresto cardiaco. Iniziano a massaggiarlo mentre qualcuno porta il defibrillatore custodito in Comune. Iniziano le scariche 1, 2, il cuore non riparte, massaggia, massaggia ancora, alla terza il cuore riparte. Piero si risveglia, ha male al petto, ma gli occhi sono aperti, vede tanta gente intorno, ora è vivo.  All’arrivo al Maggiore in poche decine di minuti vengono fatte una TAC encefalo e la coronarografia. C’è qualche piccola lesione nelle coronarie, ora non c’è bisogno dell’angioplastica, che verrà poi studiata con calma. Piero viene trasferito in Terapia Intensiva Cardiologica, è tranquillo, un po’ frastornato dal trambusto e dagli eventi. Gli hanno detto che lo aspettano altri accertamenti, un po’ di convalescenza, ma sente di essere salvo sempre grazie a quelle mani che tanto generosamente gli hanno spinto sul petto fino a stancarsi.

Due storie parallele, emblematiche. Due uomini salvati da atti semplici – rapido riconoscimento dell’arresto cardiaco, tempestiva richiesta di soccorso e massaggio cardiaco e dall’utilizzo del defibrillatore – e dal buon funzionamento di un sistema che ha offerto a Marco e Piero in rapida successione tutti i punti chiave della catena della sopravvivenza. La Rete dell’Emergenza di Bologna è questo. Un sistema consolidato, efficiente ed efficace in grado di assistere il paziente in tutti i passaggi chiave, dalla chiamata alla rianimazione sul campo, dall’arrivo in ospedale alla prima diagnosi e alla fase rianimatoria e, a seguire, dalla neuroriabilitazione alla gestione cardiologica del post-arresto. Più che parlare della fase ospedaliera, i casi di Marco e di Piero portano l’attenzione sui primi minuti dopo l’arresto cardiaco, quando si gioca la maggior parte del successo. I danni al cuore e al cervello sono molto rapidi, il cuore deve ripartire in fretta. 

La maggior parte degli arresti avviene in luoghi pubblici, in presenza di altre persone e quando queste sono in grado di riconoscere l’evento, di chiamare soccorso e di iniziare il massaggio cardiaco la sopravvivenza dei pazienti e le probabilità di buon recupero neurologico raddoppiano. Per questo occorre divulgare la “cultura” dell’arresto cardiaco tra i cittadini, tra i ragazzi, nei centri sportivi, nei luoghi di divertimento, nelle scuole. Solo così facendo il Marco o il Piero di turno possono aver più possibilità di incontrare qualcuno che possa rapidamente riconoscere l’arresto cardiaco, chiamare soccorso e iniziare il massaggio cardiaco.
Proprio questo è uno degli obiettivi della Campagna Regionale di Prevenzione delle patologie cardiovascolari che occuperà le principali piazze dei capoluoghi dell’Emilia Romagna nel prossimo mese di settembre, il 18 e il 19 proprio a Bologna.

Settembre è il mese del cuore, il momento giusto per ricordare ai cittadini i punti chiave della prevenzione – dieta, astensione del fumo, attività fisica – e per insegnare a riconoscere un arresto e ad eseguire il massaggio cardiaco. Durante l’evento i cittadini potranno avere una valutazione del loro rischio cardiovascolare (misurazione dell’assetto lipidico, della pressione arteriosa), alcuni incontri educazionali su fumo, dieta e attività fisica. Infine, potranno avere una dimostrazione delle manovre da applicare nei primi momenti dell’arresto cardiaco. 
Mai come in questo caso atti semplici – appoggiare le mani unite sul petto e spingere ritmicamente – possono salvare una vita!

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Redazione Bologna

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