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Rimesso subito in libertà il poliziotto ubriaco che ha ucciso Davide Pavan

Pubblicato il 10 Maggio, 2022

Non sussistono i requisiti per confermare la misura cautelare. E’ libero Samuel Seno, il poliziotto 28enne che ha ucciso il 17enne Davide Pavan.

Il pm a cui è stato affidato il caso per omicidio stradale ha disposto la revoca dei domiciliari ai quali era stato recluso ieri dopo l’arresto l’agente in servizio alla Questura di Treviso.

Seno era la guida della sua auto col tasso alcolico tre volte oltre limiti e ha investito il giovane di Morgano mentre stava rincasando in sella allo scooter col quale aveva appena accompagnata la sua ragazza.

“Non riceverò più fiori da mio figlio per la festa della mamma, ma sarò io a dover portare i fiori a lui. Questo è il regalo che mi ha fatto chi l’ha investito. È morto nel giorno della festa della mamma. Un mese prima di compiere 18 anni. Si stava già pensando alla sua festa. E invece è tutto finito”, così Barbara Vedelago, la mamma di Davide.

Accanto a lei c’è il papà, Claudio Pavan, titolare di un’azienda di scavi e movimento terra, con il figlio più piccolo, Nicola, che ha quattro anni in meno di Davide. La famiglia abita in via Molin Cappello a Morgano, lungo il Sile. È qui che domenica sera, verso le 23, è arrivata la terribile notizia.

Davide aveva passato il pomeriggio con la sua fidanzata, una 16enne di Castagnole.

L’agente, invece, aveva trascorso il pomeriggio e la serata a festeggiare con i compagni del rugby Paese, squadra che ha conquistato il quarto posto nel campionato di serie A e in cui Seno era uno dei punti di forza. Il 28enne, proprio domenica sera, aveva annunciato l’intenzione di smettere di giocare dopo una carriera che l’aveva portato anche a raggiungere la nazionale italiana under 20 e la maglia delle Fiamme Oro. La carriera era iniziata in tenera età nella Tarvisium, prima di Benetton e San Donà.

L’incidente è avvenuto mentre stava rincasando. La fidanzata è stata la prima a intuire che qualcosa non andava. Il giovane usava un’applicazione del telefono per condividere la sua posizione e farle sapere quando arrivava a casa.

Ma domenica il puntino è rimasto fermo troppo a lungo all’altezza di una pista ciclabile a poche centinaia di metri dall’abitazione della 16enne. E dopo una decina di minuti lei e sua madre sono andate a vedere se fosse successo qualcosa.

“Sono arrivate prima loro. Poi la mamma della fidanzata di mio figlio mi ha chiamato. Avevo già capito. E siamo partiti subito spiega Barbara quando siamo arrivati sul luogo dell’incidente, inizialmente ci avevano detto che l’uomo che aveva investito Davide era scappato. Forse per gestire la situazione e proteggerlo. Andando oltre l’ambulanza, però, abbiamo visto che era all’interno di una volante, con quattro agenti attorno. Io l’ho solo guardato dal finestrino”. Il cognato della donna ha sferrato alcuni pugni di rabbia contro la macchina. Ma non è stata scambiata alcuna parola.

Papà Claudio è convinto che il poliziotto abbia realmente pensato di fuggire dopo l’impatto: “L’auto era tanto lontana. Guardando nostro figlio, non c’eravamo nemmeno accorti della macchina ferma 150 metri più avanti spiega credo che abbia provato a scappare. In un incidente del genere come fa una macchina a fermarsi tanto più in là?”.

I carabinieri hanno riferito ai genitori di Davide che il 28enne è figlio di brava gente. Ma questo non lenisce il dolore. “Ho chiesto loro di avere il numero di telefono della mamma della persona che ha investito mio figlio – racconta Barbara – non voglio sapere l’indirizzo, perché è meglio di no. Ma il telefono sì. Non prova il mio stesso dolore, ma comunque ha un figlio che ha commesso un omicidio: non è che abbia preso Davide per sbaglio. Non so, però, se userò il telefono. Per adesso non voglio sentire nessuno”.

“Quando uno beve e poi si mettere a correre per strada è come se prendesse una pistola e andasse a uccidere qualcuno – mette in chiaro Claudio – correva tanto forte. Penso più di 150 all’ora. Lo si vede anche dallo scooter. Lo si porta a casa con gli scatoloni: è distrutto. Se non avesse bevuto, non avrebbe fatto l’incidente. Quando uno beve, vuol dire che va a uccidere”.

Il funerale di Davide si terrà a Morgano, non appena possibile, compatibilmente con le indagini della magistratura. Potrebbe celebrarlo don Gaudenzio Pavan, zio del 17enne, sacerdote della diocesi di Alba e parroco di Cortemilia, provincia di Cuneo.

Intanto i genitori del ragazzo hanno autorizzato la donazione di cornee e tessuti: “Abbiamo donato quello che si poteva donare conclude Barbara non possiamo sapere se Davide sarebbe stato d’accordo. È mancato a 17 anni, un’età nella quale non avevamo ancora parlato di morte. Ma non era affatto contrario al donare. Anzi, aiutava sempre tutti. Non è stata una scelta egoistica. E se anche avessimo sbagliato, credo che ci perdonerà”.

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