Pomezia, accusato di usura ed estorsione col metodo mafioso, 65enne arrestato dai carabinieri

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Si comunica, nel rispetto dei diritti degli indagati (da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento – indagini preliminari – fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca costituzionalmente garantito che i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma E.U.R., su delega della Procura della Repubblica di Roma – DDA, hanno arrestato un uomo di 65 anni, residente a Pomezia, con precedenti, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Roma perché gravemente indiziato per i reati di usura ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso.

Le indagini dei Carabinieri sono scattate a giugno del 2020, a seguito della denuncia sporta da un imprenditore romano che secondo quanto denunciato, a causa di difficoltà economiche, nel 2017 si era rivolto all’indagato per ottenere un prestito, ammontante complessivamente a 200.000 euro, erogato in più tranche nel tempo. A quel prestito era stato applicato un tasso di interesse del 10%. Le somme venivano, man mano, restituite dalla vittima tramite false fatturazioni che, nel tempo, lo hanno portato ad esporsi con il fisco per una cifra vicina a 1.500.000 di euro.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma – DDA hanno fatto emergere il clima di assoggettamento e di omertà che, si ipotizza, l’indagato sarebbe riuscito a imporre sulla vittima grazie all’ostentata vicinanza ad elementi di spicco della criminalità e ad associazioni mafiose, circostanze, peraltro, confermate anche dai precedenti specifici del 65enne, che era già sottoposto all’obbligo di firma in relazione a un altro procedimento penale a suo carico.

Durante le fasi dell’esecuzione del provvedimento, i Carabinieri hanno eseguito una perquisizione nell’appartamento dell’indagato, nel corso della quale sono stati sequestrati due preziosi orologi dell’importo complessivo di 15.000 euro di cui il 65enne non ha saputo fornire il documento di acquisto, telefoni cellulari e appunti contabili utili alle indagini.

In attesa del processo, il 65enne è stato trasferito nel carcere di Cassino. L’indagine versa ancora nella fase delle indagini preliminari.

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Redazione Roma

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