Ponte Chiasso, la donna che fa pipì sulle panchine: “Sono io quella signora e vi dico perché”

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“Sono io quella signora!”.

Teresa ha contattato la redazione di QuiComo dopo aver letto la segnalazione di una signora che a Ponte Chiasso orina sulle panchine.

È arrabbiata e vuole raccontare la sua storia, la sua versione dei fatti.

Una vita non facile la sua, pervasa da quel senso di abbandono (anche istituzionale) che l’ha portata a passare le sue giornate in quella piazza, con tante difficoltà. Dalle 8 di sera alle 8 del mattino sta al dormitorio e poi tutto il giorno per strada.

Una storia pesante da raccontare e che merita ascolto. Teresa era una donna bellissima e lo sarebbe ancora se avesse la possibilità di prendersi cura di sé. La sua foto di WhatsApp la ritrae sorridente, vestita bene e curata. Cosa è successo e come è finita sulla strada? Lo racconta lei stessa a QuiComo.  

“Parlo 4 lingue e ho sempre lavorato. Per lungo tempo sono stata impiegata in Svizzera, nel ramo contabile. Poi l’azienda è fallita e ho perso tutto. A questo bisogna aggiungere che sono separata per maltrattamenti. Ho un avvocato che sta seguendo la mia causa di divorzio, dovrei prendere un tot al mese ma per ora non ho nulla, nemmeno il reddito di cittadinanza”.

Teresa dice di avere problemi di deambulazione e un braccio rotto. 

Le viene domandato come sia possibile che non usufruisca di nessun sussidio, nemmeno di quello di invalidità e ci dice che sono in ballo tutti gli iter burocratici.

“Io sono perfettamente in grado di intendere e di volere, lo scriva. Non do problemi a nessuno, non mi drogo e non rubo, lo chieda anche alla polizia, mi conoscono. Ma non riesco a camminare bene e nei bar fanno usare il bagno solo se si consuma. Io non ho soldi. Bagni pubblici non ce ne sono e nel dormitorio non posso entrare fino alle 8 di sera”.

Di giorno, spiega Teresa, le portano il sacchetto dalla mensa e con quello pranza. Ha tre figli, due vivono in Germania. Quando parla di loro la sua voce si sgretola al peso di una vita che non è stata generosa con lei. Ci tiene alla sua dignità, non si diverte a fare pipì per strada ma dato i suoi problemi fisici, è “costretta” a fare così. 

“Dove devo andare? Ho chiesto una casa ma mi è stata proposta la comunità. Un giorno mi ha chiamato l’ufficio di collocamento ma io attualmente non sono in grado di lavorare: ho bisogno di fare esami, di terapie e di curare il braccio rotto”. 

La storia di Teresa è lunga e complessa. Questo è il suo racconto che è stato ascoltato e pubblicato sperando che qualcuno si occupi di lei e della sua situazione difficile.

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Redazione Nazionale

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