Quel misterioso bacio alle Catacombe dei Cappuccini: ”Amore e Morte” di Calcedonio Reina

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Lo strano dipinto che raffigura due giovani intenti a baciarsi all’interno delle Catacombe dei Cappuccini di Palermo: ”Amore e Morte” del pittore catanese Calcedonio Reina.

Calcedonio Reina nacque a Catania nel 1842. Famoso soprattutto per un suo dipinto, ”Amore e morte”, Calcedonio inizialmente fu avviato dal padre, medico e scienziato, a studiare Medicina, ma poi andò a Napoli a frequentare l’Accademia di Belle Arti.

Caratterizzato da un temperamento malinconico, fu pittore e poeta. Il suo dipinto più famoso, che risale al 1881, dal titolo ”Amore e Morte”, è custodito presso il Museo Civico di Catania. L’opera ritrae, con grande realismo, un uomo e una donna che si baciano, ma a catturare davvero l’attenzione è lo scenario in cui si consuma il gesto amoroso.

A circondare la coppia, infatti, non sono gli alberi di un parco, di un giardino o le luci di un’allegra piazza, bensì le orbite vuote e i crani immobili delle mummie del Convento dei Cappuccini di Palermo. Ebbene, i due si scambiano effusioni all’interno delle famose catacombe palermitane: non esattamente il luogo ideale per una fuga d’amore.

Perché? Potrebbe trattarsi di un bacio rubato, uno di quei baci giovanili, frutto di una sfida all’interno di un luogo sacro, di un atto goliardico, ma non è solo questo. Lei ha i capelli chiari, è giovane e bella, ed è vestita di bianco, l’unico colore ”acceso” del dipinto, l’unica luce che illumina la penombra del corridoio luttuoso.

La donna appartiene probabilmente a una famiglia benestante, come denuncia l’opulenza del suo abito, ma anche il ragazzo sembra dotato di una certa eleganza: vestito di nero, capigliatura bruna, cinge la donna quasi a volerla proteggere dalla morte che li circonda.

Potrebbe essere il bacio furtivo tra due amanti, che solo in un luogo silenzioso e senza vita, hanno trovato il coraggio di avvicinarsi.

Amore impossibile? Amore clandestino? Amore custodito da tempo? Solo gli spettatori immobili possono dirlo, e quel corridoio appare a tratti infinito, sulla destra sembra disperdersi sempre più verso un’indefinita oscurità troppo profonda.

Il dipinto così singolare può essere interpretato come portatore del messaggio più bello, ovvero che l’amore vince su tutto (”Omnia vincit amor”), ma potrebbe essere anche il ”memento mori!” dei latini: ”Ricordati che devi morire!”.

Nonostante la seconda interpretazione possa sembrare spaventosa, in realtà è pur sempre un modo per incitare all’azione, per non dare mai per scontato il tempo, per ricordare sempre il valore della vita.

Il protagonista indiscusso del dipinto è, dunque, l’antico contrasto tra l’amore e la morte, famoso topos letterario e psicologico. In sostanza, il pittore catanese sembra voler esortare il pubblico a vivere, prima che sia troppo tardi, prima che arrivi la morte a renderci simili ai muti spettatori del bacio.

Il legame dei siciliani con la morte è noto ed è stato espresso tante volte nell’arte, basti pensare all’affresco ”Trionfo della morte” di autore ignoto, conservato nella Galleria di Palazzo Abatellis a Palermo, oppure alla presenza di numerose catacombe sparse per l’Isola.

Il dipinto di Calcedonio Reina si aggiunge alle innumerevoli rappresentazioni della morte presenti in Sicilia e, con il suo realismo – per molti ”macabro” -, consacra ancora una volta quel legame viscerale dei siciliani con la Nera Signora, contrapponendo all’eterno sonno un bacio appassionato, lo slancio vitale che ogni giorno dovrebbe caratterizzare la nostra esistenza.

Jessica Di Bona

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Redazione Palermo

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