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Sono tre gli indagati che, millantando il patrocinio con i vertici dello Stato su una imminente realizzazione di una grande base militare a Punta Bianca di Agrigento, hanno promesso inesistenti posti di lavoro al ministero della Difesa in cambio di denaro. Le indagini degli inquirenti si sono concentrate fra Canicattì, Racalmuto, Palma di Montechiaro e San Cataldo, ma anche a Caltanissetta e Palermo.
L’inchiesta Multilevel – coordinata dal procuratore capo Luigi Patronaggio – ha permesso d’accertare che i raggirati per la maggior parte erano disoccupati e che i tre indagati, con base a Canicattì, convincevano le vittime a pagare somme, a partire da 2.500 euro, per evitare” l’esame di assunzione nella base militare.
Emblematica la storia di un’imprenditrice di Racalmuto, raggirata con la promessa di aprire un bar nella inesistente base militare: la donna, convinta di dovere sostenere le richieste di centinaia di militari che avrebbero popolato Punta Bianca, ha sborsato 5.000 euro per partecipare al progetto e ha costituito una nuova società, ha fatto ricorso al credito per investire nel suo laboratorio e, alla fine, schiacciata tra la pandemia ed i debiti contratti, ha dovuto chiudere.
I carabinieri di Canicattì, durante la perquisizione effettuata il 7 settembre dello scorso anno, hanno sequestrato le mappe della base mostrate alle ignare vittime durante il reclutamento e i contratti, sottoscritti che erano corredati anche dalla consegna dei tesserini recanti effigi false e la dicitura comando generale d’oneri, ma anche il libro mastro dei truffati con le quote che ognuno di loro aveva versato.
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