Pubblicato il 11 Gennaio, 2023
Così Adelaide Andriani, la specializzanda 28enne aggredita a Udine mentre era di turno nella guardia medica, parlando con il vicegovernatore del Fvg, Riccardo Riccardi.
Lo ha riferito lo stesso Riccardi al termine di un incontro con Andriani e la collega Giada Aveni, intervenuta in difesa della collega. Il vicegovernatore ha precisato che “prima di tutto le due dottoresse stanno bene. Hanno parlato con noi di quello che è accaduto e di come hanno vissuto questa brutta esperienza”.
Le aggressioni in corsia sono “un fenomeno in crescita e sempre più insopportabile, che va arginato inviando nelle strutture ospedaliere le Forze dell’Ordine, eventualmente anche l’esercito, per garantire l’ordine pubblico”. A chiederlo è il sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed che per tutelare il personale sanitario dalla violenza propone l’operazione “Ospedali sicuri”.
Le aggressioni che si verificano negli ospedali di tutta Italia ai danni di medici, infermieri e operatori sanitari, spiega Guido Quici, presidente della Federazione Cimo Fesmed, “sono ormai all’ordine del giorno”.
Vista “la grave crisi che sta investendo il Servizio sanitario nazionale, con liste d’attesa infinite, pronto soccorso affollati, carenza di posti letto e di personale ed assistenza territoriale limitata, la situazione – conclude Quici – non potrà che peggiorare. Dunque l’esasperazione e la rabbia dei pazienti non potranno che aumentare, insieme al rischio di un aumento delle azioni violente”.
Così il Cocer dell’Esercito, con il delegato Gennaro Galantuomo, in merito alla richiesta di alcuni sindacati dei medici di avere i militari negli ospedali.
“L’Italia – sottolinea – è un paese abituato a fronteggiare le emergenze con l’Esercito. Siamo esecutori di ordini, ma l’importante è che vengano date consegne specifiche, altrimenti sarebbe imbarazzante svolgere funzioni che di solito svolgono le forze di polizia”.