Sono trascorsi 10 anni dalla strage di 77 persone: avvenne sull’isola di Utøya, per mano di un estremista norvegese di estrema destra, Anders Behring Brevik. Tra i 77 c’erano molti adolescenti, come esito di un attentato dinamitardo e della furia armata. La Cnn ricorda in questo modo quanto accaduto: “Gli attacchi del 22 luglio hanno lasciato la Norvegia, e in particolare un piccolo paese nordico affiatato, storditi e in lutto. Poco più di un anno dopo, Breivik è stato condannato a 21 anni di carcere, il massimo possibile. E la Norvegia, guidata dall’allora primo ministro Jens Stoltenberg, si è riunita in una dimostrazione di unità sulla scia della violenza più letale vista lì dalla seconda guerra mondiale. A distanza di un decennio, l’anniversario sarà un’occasione tetra per molti, nel Paese di poco più di 5 milioni di persone“. Si resta allibiti di fronte a simili gesti ed è una sensazione che non scompare. Continua la Cnn: “Diversi eventi commemorativi si stanno svolgendo giovedì nella capitale, Oslo, e sull’isola di Utoya, dove sono avvenuti gli attacchi. Ma l’evento ha anche sollevato domande sull’impatto più ampio delle opinioni radicali di Breivik sull’estremismo di estrema destra – diffuso in un “manifesto” di 1.500 pagine poco prima degli attacchi – e alcuni interrogativi su come la Norvegia affronta la sua eredità. Come l’estrema destra sta adottando il modello globale dell’Isis. In un discorso commemorativo nazionale nella cattedrale di Oslo appena due giorni dopo gli attacchi, Stoltenberg ha chiesto ‘più democrazia, più apertura e più umanità’. In un’intervista per celebrare l’anniversario, Stoltenberg – ora segretario generale della Nato – ha ripetuto quel messaggio e ha applaudito il modo in cui i norvegesi avevano risposto. Ma, ha avvertito, ‘l’odio è ancora là fuori‘. Il mese scorso, il Centro per la ricerca sull’estremismo (C-RexX) dell’Università di Oslo ha pubblicato una serie di analisi che esaminano l’influenza a lungo termine di Breivik. L’autore di uno dei rapporti, il dottor Jacob Aasland Ravndal, ha detto alla Cnn che sembrava più limitato di quanto la copertura mediatica suggerirebbe. ‘C’era ovviamente molta preoccupazione dopo gli attacchi che avrebbero generato attacchi imitativi‘, ha dichiarato. Ma ‘un po’ sorprendentemente, ha detto, non ci sono stati molti casi chiari di ispirazione diretta da Breivik”.
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