Se le griglie di aerazione di un edificio insistono su suolo pubblico, è dovuto il pagamento della Tosap, visto che una porzione di suolo pubblico viene sottratta all’utilizzo della collettività. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione (ordinanza n. 9639/2021), dando ragione al Comune di Livorno nella controversia con una banca sul pagamento della Tosap anno 2011 in relazione alle grate di aerazione realizzate sui marciapiedi posti intorno al fabbricato di proprietà dell’istituto di credito.
Ne dà notizia il quotidiano Il Sole 24 Ore, nel suo inserto “Fisco e contabilità”, con un articolo firmato da Andrea Alberto Moramarco.
La banca – riporta l’articolo del Sole 24 ore – riteneva di non dovere alcunché, in quanto le grate non erano poste su suolo pubblico, bensì su suolo di proprietà privata, risultante da concessione edilizia, sul quale poi sarebbe sorta una servitù di pubblico passaggio. Per la banca, inoltre, anche ammettendo che il suolo fosse pubblico, l’effettiva sottrazione di suolo pubblico non sarebbe stata tale da giustificare l’applicazione del tributo.
Secondo i giudici della Cassazione, invece, laddove il suolo fosse effettivamente pubblico, l’istituto di credito sarebbe tenuto al pagamento, «atteso che con l’apposizione delle griglie in questione, così come per ogni oggetto collocato su suolo pubblico, viene in qualche modo limitato l’uso collettivo della parte di suolo pubblico», con conseguente «sottrazione della superficie all’uso pubblico a vantaggio di un’utilizzazione» privata. E non si tratta neppure di occupazione irreversibile, visto che in caso di rimozione delle griglie cesserebbe «il godimento individuale con ripristino dell’uso collettivo». In sostanza, secondo la suprema corte, il mero fatto di insistere su suolo pubblico comporta l’integrazione del presupposto impositivo del tributo.
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