Pubblicato il 19 Dicembre 2025
L’Ucraina ha rivendicato una nuova operazione speciale definita “senza precedenti” contro interessi russi. Secondo quanto riferito, i servizi di sicurezza ucraini (Sbu) avrebbero utilizzato droni navali per colpire una petroliera riconducibile alla cosiddetta “flotta fantasma” di Mosca mentre si trovava in acque internazionali del Mediterraneo. Si tratta dell’insieme di navi utilizzate dalla Russia per aggirare le sanzioni occidentali su petrolio e gas e, secondo Kiev, anche per attività di sabotaggio.
Dove si trovava la petroliera al momento dell’attacco
L’operazione si sarebbe svolta in acque neutrali, tra l’isola di Creta e le coste della Libia, intorno alle 13 del 19 dicembre. La nave, che batteva bandiera dell’Oman, era diretta verso Ust-Luga, in Russia. I dati di localizzazione disponibili indicavano che la petroliera si trovava a circa 96 miglia nautiche da Creta, pari a circa 178 chilometri dalla costa greca.
Secondo il sistema di tracciamento MarineTraffic, l’imbarcazione era entrata nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez il 16 dicembre. Gli ultimi porti toccati risulterebbero essere Sikka, in Libia, e Port Said, in Egitto.
Il ruolo della “flotta fantasma” russa
I movimenti della nave ricalcherebbero uno schema tipico delle imbarcazioni legate alla flotta fantasma russa, un network che potrebbe comprendere fino a mille navi. Si tratta spesso di unità non assicurate o in pessime condizioni, registrate sotto bandiere di comodo e caratterizzate da scarsa trasparenza, elementi che rendono complessa l’applicazione delle sanzioni internazionali.
Secondo l’Ucraina, queste navi sono fondamentali per consentire a Mosca di continuare l’export energetico e di finanziare lo sforzo bellico, eludendo i controlli occidentali.
Il significato strategico dell’operazione
L’attacco nel Mediterraneo ha un valore che va oltre l’aspetto simbolico. Per Kiev, la petroliera rappresentava un obiettivo legittimo, in quanto strumento per sostenere economicamente la guerra russa. Tuttavia, l’uso dei droni in un’area così distante dal fronte segna una nuova fase di escalation nella strategia ucraina contro il traffico illegale di greggio, che coinvolge non solo Mosca ma anche alleati come Teheran e Caracas.
Una serie di azioni sempre più audaci
L’episodio si inserisce in una sequenza di operazioni recenti condotte dagli ucraini. A fine novembre, l’Sbu aveva dichiarato di aver colpito due navi russe sanzionate, la Kairos e la Virat, al largo della costa turca nel Mar Nero. Il 10 dicembre, inoltre, l’agenzia ha affermato di aver utilizzato droni navali Sea Baby contro un’altra petroliera della flotta fantasma russa, causandole gravi danni.
Queste azioni hanno provocato la dura reazione del Cremlino. Il presidente russo Vladimir Putin ha avvertito che Mosca risponderà sempre a simili attacchi, promettendo rappresaglie molto più forti.

