Pubblicato il 22 Maggio 2025
Verso nuovi negoziati, possibile mediazione internazionale
Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, sono attesi per metà giugno i primi colloqui ufficiali tra Ucraina e Russia, un nuovo tentativo di mediazione nel conflitto ancora in corso. Le trattative, stando a fonti ben informate citate dal giornale, potrebbero svolgersi in Vaticano, con il coinvolgimento di attori internazionali di primo piano.
Trump nomina Rubio e Kellogg come delegati, ma poi cambia tono
Durante una telefonata avvenuta domenica scorsa con diversi leader europei – tra cui Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Giorgia Meloni e Keir Starmer – l’ex presidente USA Donald Trump avrebbe annunciato l’intenzione di inviare Marco Rubio, segretario di Stato designato, e Keith Kellogg, inviato speciale, come rappresentanti degli Stati Uniti ai colloqui in Vaticano.
Tuttavia, in una successiva conversazione il giorno dopo, Trump avrebbe preso le distanze da un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti, mostrando maggiore cautela, secondo quanto riferito dal quotidiano americano.
Il nodo del cessate il fuoco “incondizionato”
Durante la stessa telefonata di lunedì, alcuni leader europei hanno insistito affinché i negoziati portino a un “cessate il fuoco incondizionato”. Una proposta che Trump avrebbe respinto, dichiarando di non aver mai usato quel termine e preferendo lasciare aperte altre opzioni.
Il WSJ sottolinea però che Trump aveva effettivamente parlato di un cessate il fuoco di 30 giorni in un post pubblicato sulla piattaforma Truth Social l’8 maggio, usando proprio il termine “incondizionato”.
Alla fine, secondo le fonti citate, i leader europei avrebbero accettato di non insistere sull’uso dell’aggettivo, preferendo non compromettere l’avvio del processo negoziale.
Un passo verso la pace?
Sebbene ancora in fase preliminare, questi sviluppi rappresentano un segnale di apertura verso il dialogo, in un contesto estremamente complesso. La scelta del Vaticano come sede dei colloqui indica la volontà di dare un forte valore simbolico alla trattativa, con la speranza che possa rappresentare un punto di svolta verso la de-escalation del conflitto.

