In 30 giorni Inditex, gruppo spagnolo che annovera nel proprio portafogli brand come Zara, Stradivarius, Massimo Dutti e Bershka ha assistito a un ribasso delle quotazioni di oltre il 15%. Quando l’invasione è iniziata a fine febbraio, il gruppo ha chiuso tutti i suoi negozi in Ucraina e il 5 marzo scorso ha sospeso tutte le attività di vendita al dettaglio in Russia, mettendo in stand by tutte le transazioni online.
Così come il gigante svedese H&M che ha sospeso tutte le vendite in Russia e ha bruciato oltre il 20% in un mese. Anche i gruppi di sportswear come Nike o Adidas hanno registrato un calo rispettivamente dell’8,93% e del 2,24%. Puma, che ha interrotto le consegne in Russia, lasciando però aperti i 100 negozi nel Paese, ha perso il 12%.
Tra i big del lusso che in Russia hanno sospeso le attività e chiuso le proprie boutique sul territorio ci sono poi colossi come i francesi Lvmh, che in un mese ha segnato una flessione del 4,42% e Kering, che ha registrato -6,89% mentre gli svizzeri di Richemont (che detiene, tra le altre, etichette come Baume & Mercier, Buccellati, Azzedine Alaïa,Van Cleef & Arpels ma anche Cartier) hanno ceduto il 7,93%. Quanto alle italiane del settore luxury, non sembra andare meglio: in un mese a Piazza Affari Moncler ha lasciato sul terreno il 7,67%, il gruppo Ferragamo il 17% e Tod’s il 16%.
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