Un “Tobruk” tra le tombe etrusche del Parco Archeologico di Baratti- Populonia

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Sicuramente conoscerete il Parco Acheologico di Baratti Populonia, eredità di straordinarie testimonianze di epoca etrusca, ma forse non avete mai notato il “Tobruk“.

Visitando infatti la necropoli di San Cerbone con le sue tombe a tumulo, edicola e sarcofago, scommetto che non avete fatto caso ad una curiosa struttura che sembra magicamente uscire dal terreno.

Ma cosa è un “Tobruk”?

Secondo Wikipedia: “Un tobruk è una fortificazione militare difensiva di piccole dimensioni, comparabile con un piccolo bunker. Questo particolare tipo di fortificazione fu costruito per la prima volta, durante la seconda guerra mondiale, dagli italiani, e in seguito ulteriormente migliorato dai tedeschi, che lo adottarono su vari fronti di guerra.

La struttura consiste in una camera corazzata, data inizialmente un semplice bidone di ferro immerso nel terreno, con una bocca sul tetto da cui sporgeva un mitragliere con la sua arma”.

Quella nel Parco di Baratti è dunque una postazione in calcestruzzo, realizzabile in 48 ore, un bunker che fu costruito dai tedeschi per contrastare l’arrivo degli alleati.

Una curiosità davvero particolare avvolge però la storia del “Tobruk” nel Parco Archeologico di Baratti- Populonia: sulla copertura ci sono delle impronte di piedi.

Ma chi avrà mai potuto lasciare il segno del suo passaggio?

Sembrerebbe che queste impronte di piedi nudi, siano state lasciate da chi, per completare i lavori, vi era salito quando la finitura in cemento era ancora fresca.


Immaginiamo un uomo con in mano il barattolo che per un momento lo ha appoggiato sul cemento ancora non completamente asciutto, lasciando delle impronte circolari.

Forse doveva stendere il rivestimento “a base di catrame” di cui si trovano ancora alcune tracce.


La storia poi continua nel dopoguerra: chi é nato e vissuto a Baratti racconta di questi fori ben visibili ed a distanza regolare, fatti con il martello pneumatico con l’intenzione di far saltare il bunker con l’esplosivo per toglierlo da un campo destinato ad altro, operazione interrotta.

Per il momento la struttura è in parte interrata ma, chissà che in futuro non possa diventare una tappa della visita del Parco?

Intanto, ringrazio il “Comitato Cultura e Territorio, da Baratti al Cornia” per avermi fatto conoscere questa affascinante storia, a seguito di un loro attento e accurato sopralluogo.

Io che come guida, trovandomi nei pressi dalla tomba del Bronzetto di Offerente, spesso mi sono chiesta: “ma cosa sarà quella strana costruzione in cemento?”.

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Barbara Noferi

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