Catania i fatti della città

Unict, Giornata della Memoria e Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie

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Oltre mille nomi per non dimenticare le vittime innocenti cadute per mano della mafia mentre svolgevano il proprio lavoro o perché avevano provato a contrastare il “male” che ancora attanaglia la società di oggi.

Saranno proiettati su uno “schermo” d’eccezione, la facciata del Palazzo centrale dell’Università di Catania, sabato 20 marzo, dalle 17,30 alle 21,45, in occasione della ventiseiesima Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
E dal “cuore” di Catania, dal salotto di piazza Università, il coordinamento catanese di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, con il pieno sostegno dell’ateneo catanese, celebrerà la giornata riconosciuta dallo Stato nel 2017, con l’iniziativa “A ricordar e rivedere le stelle” rinnovando la memoria delle 1.031 vittime innocenti e la primavera della verità e della giustizia sociale.

Una giornata che nasce dal dolore di una mamma, Carmela, che ha perso il figlio, Antonino Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone, nella strage di Capaci. Una mamma che non sente pronunciare da nessuno il suo nome. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome.

«L’attuale emergenza epidemiologica da Covid-19 impone a tutti noi scelte personali e collettive che limitino la diffusione del virus e proprio per questo responsabilmente non promuoviamo, come abbiamo sempre fatto, grandi manifestazioni, ma sentiamo il dovere di vivere e dare vita in tutta Italia ed anche all’estero in Europa, Africa e America Latina dei momenti celebrativi per rinnovare la memoria e il nostro impegno promuovendo delle piccole iniziative nei tanti luoghi di cultura e di bellezza di cui il nostro territorio è pieno» spiega Dario Montana, referente della memoria del coordinamento di Catania di Libera e fratello del commissario Beppe Montana, dirigente della sezione catturandi Squadra mobile di Palermo assassinato da Cosa Nostra nel 1985.

«La cultura e i luoghi in cui viene praticata e diffusa, in quest’anno di pandemia, sono stati fortemente penalizzati – continua Dario Montana -. La cultura è stata messa ai margini, ritenuta non essenziale, siamo consapevoli e riconosciamo la sua forza, la capacità di risvegliare le coscienze, di seminare responsabilità e generare partecipazione e il suo ruolo fondamentale nella lotta alle mafie, alla corruzione, in quanto scintilla di memoria e impegno sociale per l’evoluzione umana».

Sabato 20 marzo sulla facciata del Palazzo centrale tra gli oltre mille nomi di vittime innocenti saranno proiettati anche i catanesi, e non solo, caduti per mano della mafia nel territorio etneo: Alfredo Agosta, Cosimo Aleo, Giovanni Bellissima, Carmelo Benvegna, Luigi Bodenza, Salvatore Bologna, Antonino Lodovico Bruno, Giuseppe Agatino Cannavò, Serafino Famà, Pippo Fava, Fabio Garofalo, Domenico Geraci, Alfio Camillo Giuga, Vincenzo Leonardi, Giovanni Lizzio, Domenico Marrara, Filippo Parisi, Salvatore Pellegrino Pratella, Giuseppe Puglisi, Alessandro Rovetta, Giuseppe Sapienza, Antonino Spartà, Pietro Vincenzo Spartà, Salvatore Spartà e Francesco Vecchio.
 

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Redazione Catania

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