Usca, Cialente: “Pensare di decretare al 31 dicembre la fine dell’attività è un errore gravissimo”

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“Pensare di decretare al 31 dicembre la fine dell’attività delle Usca, Unità speciali di continuità assistenziale, istituite nel febbraio-marzo 2020, è un errore gravissimo, ingiustificabile alla luce dell’attuale andamento pandemico che non mostra di essere stato domato“. A lanciare l’allarme è Massimo Cialente, responsabile regionale Salute del Pd Abruzzo, medico e già sindaco dell’Aquila.

“Mi chiedo – scrive Cialente – come si pensi di gestire pazienti positivi al virus e/o sintomatici, soprattutto in fase di una possibile coincidente epidemia influenzale. Sappiamo chi andrebbe ad assisterli a domicilio? Qualcun altro ci andrebbe al loro posto da gennaio? Chi e con quali dotazioni diagnostiche e logistiche? O si pensa di inviarli tutti ai pronto soccorso?“. 

E ancora: “Tra l’altro le Usca sono anche previste nel Dm71. Il problema è che tra il 31 dicembre 2021 e l’entrata in funzione del Dm71 non si è capaci di trovare una valida soluzione finanziaria, prima ancora che di inquadramento di questi sanitari, tra l’altro non facilmente stabilizzabili nell’immediato, poiché giovani in formazione nelle scuole di specializzazione o nel percorso di formazione per medico di medicina generale?”. 

E infine: “Come circolo Sanità Pd Abruzzo rivolgiamo un appello al presidente del Consiglio Draghi e al ministro Speranza affinché trovino, in Parlamento, una soluzione ponte nel corso dell’approvazione della legge di bilancio. L’ipotesi di lasciare a carico delle Asl i costi è ingiusta e in molte realtà impraticabile”.

Cialente si rivolge poi al presidente della Regione Abruzzo Marsilio e all’assessore alla Salute Verì: “Ci facciano sapere che cosa ne pensano, soprattutto quel che ne pensano direttori generali e sanitari delle nostre 4 Asl”. Per Cialente si è “ricreato un altro di quei circoli viziosi tutti italiani: il Ministero afferma che le regioni non avrebbero richiesto la prosecuzione dell’attività delle Usca, le regioni ribattono che non sarebbero state interpellate. Insomma, non si pensi che l’emergenza, le esigenze sul campo, il Covid si possano chiudere o bloccare con ordinanze o leggi e leggine: si affrontino le situazioni e si trovino soluzioni ragionevoli e oggettive” (fonte: Ansa, foto Wikimedia Commons, particolare). 

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Redazione LAquila

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