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Roberto Speranza: 'non abbassiamo la guardia, non dividiamoci'

Coronavirus, Speranza riferisce in Parlamento: “Siamo all’ultimo miglio, il tempo nell’affrontare i problemi non è una variabile indipendente”

Pubblicato il 24 Febbraio, 2021

Senato: il Ministro della Salute Roberto Speranza si è espresso in Senato in merito alle nuove misure per il contrasto della pandemia da Coronavirus. Il prossimo dpcm varrà dal 6 marzo al 6 aprile.
Queste le sue parole: “La prima indicazione che per il vostro tramite voglio rivolgere al Paese è lanciare un messaggio di fiducia: argineremo il virus grazie alla scienza e grazie al lavoro quotidiano del nostro personale sanitario, che non smetteremo mai di ringraziare per l’opera instancabile che svolge ogni giorno. Dover constatare che la ricerca scientifica con un lavoro straordinario, senza precedenti nella storia della medicina è stata più veloce dell’aumento della capacità produttiva delle aziende farmaceutiche non deve indurci a valutazioni sbagliate. I ritardi di alcune forniture, che pure purtroppo ci sono, non cambieranno l’esito finale della partita in corso. Il Covid, con il progressivo aumento delle consegne dei vaccini è destinato a essere arginato. Non è una frase retorica, priva di fondamento continuare ad affermare che finalmente vediamo la luce in fondo al tunnel. Il secondo messaggio vuole e deve essere altrettanto chiaro: in questo ultimo miglio non possiamo assolutamente abbassare la guardia. Non ci sono oggi le condizioni epidemiologiche per allentare le misure di contrasto alla pandemia. E’ stata espressa una valutazione condivisa, supportata dai nostri scienziati, dall’Istituto superiore di sanità, dal Consiglio superiore di sanità e dal nostro Comitato tecnico scientifico. Per quanto concerne questo organismo, che va innanzi tutto ringraziato per il prezioso lavoro svolto in questi mesi, bisogna mettere in atto tutto quanto possibile per renderlo più agile e tempestivo: è sicuramente utile al nostro lavoro e abbiamo anche l’idea di una comunicazione più univoca e l’ipotesi di un portavoce. E’ una proposta che può essere considerata positivamente. Non sottovalutare le difficoltà e i rischi è indispensabile per arginare una nuova diffusione incontrollata del contagio, che metterebbe nuovamente in crisi i nostri ospedali e renderebbe difficile la nostra campagna di vaccinazione. Non è un problema italiano, è il mondo nel quale viviamo che non è in una condizione di sicurezza, perché è ancora forte la circolazione del virus e perché si fanno strada varianti con un tasso di contagiosità elevato e resta purtroppo molto alto il numero delle vittime. Bisogna comunicare al Paese queste verità, anche quando sono scomode“. Poco prima il ministro aveva dichiarato: “In un rapporto costante e positivo con il Parlamento torno a riferire in aula, consapevole che un raccordo stretto tra Governo e Parlamento è l’unica strada efficace per gestire questa emergenza sanitaria, senza precedenti nella storia. Sono qui doverosamente, non soltanto per informare prima il Senato e poi la Camera, ma anche e soprattutto per ascoltare con attenzione le valutazioni e le proposte che emergeranno dal dibattito che si svolgerà oggi. La scadenza del Dpcm è prevista per il 5 marzo. Il Governo è qui in aula con largo anticipo in ossequio alla normativa vigente, proprio per ascoltare con attenzione proposte e suggerimenti di tutti i parlamentari. Con lo stesso spirito nei prossimi giorni sarò nelle competenti commissioni per proseguire anche in quella sede il confronto con tutte le forze politiche. Parallelamente, come avviene sin dalle prime ore dallo scoppio di questa terribile pandemia, continua il confronto con le Regioni, le Provincie autonome, l’Anci e l’Unione delle province italiane. E’ chiaro a tutti che solo il comune lavoro di tutte le istituzioni può portarci a vincere la sfida che abbiamo davanti. Questo dibattito è particolarmente rilevante perché è il primo che si svolge dopo il voto di fiducia e il conseguente avvio del nuovo Governo. Siamo con ogni evidenza in una situazione politica completamente nuova. Ringrazio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la risoluzione della crisi. Adesso, superata la crisi, con una maggioranza parlamentare larghissima, tutti dobbiamo sentire forte l’obbligo politico e civile di corrispondere positivamente alle ragioni sostanziali che hanno portato alla nascita questo esecutivo, fronteggiare con determinazione le gravi emergenze sanitarie, economiche e sociali che la pandemia ha determinato in Italia. Mai come nella situazione che stiamo vivendo è terribilmente vero che il tempo nell’affrontare i problemi non è una variabile indipendente. Il presidente del Consiglio nel suo primo discorso in aula ha affermato che l’unità non è un’opzione ma un dovere. Sono parole chiare, che hanno il pregio di non avere bisogno di essere spiegate o interpretate. Di una vera unità, anche delle forze che ora sono all’opposizione, abbiamo un’assoluta necessità per sconfiggere questo maledetto virus che ha stravolto le nostre vite. Ho sempre sollecitato e auspicato una vera e propria coesione nazionale nella gestione dell’emergenza. Ripeto oggi le stesse parole, perché a mio avviso sintetizzano l’orientamento di fondo che deve guidare ogni giorno il nostro lavoro. Dal 20 febbraio, dai primi casi di Codogno, ormai un anno fa è stato subito chiaro a tutte le persone responsabili e di buona volontà che senza uno sforzo unitario delle istituzioni repubblicane e di ogni cittadino non si sarebbe arginato, né tantomeno sconfitto questo nemico incredibilmente forte, che all’improvviso ci ha costretto a rinunciare a libertà personali che ritenevamo inattaccabili e che ha colpito duramente le nostre attività economiche e sociali. Non c’è un’altra strada diversa dall’unità per affrontare l’emergenza sanitaria, economica e civile più grande che abbiamo conosciuto dal dopoguerra. Siamo all’ultimo miglio, a un passaggio delicato e decisivo per vincere finalmente questa lunga e difficile battaglia che stiamo conducendo da mesi. Adesso, ancor più che in altre fasi dell’emergenza, serve uno sforzo unitario, una leale collaborazione, a Roma come in tutte le Regioni. A queste parole voglio aggiungere un’ulteriore considerazione, che ritengo molto rilevante: la pandemia non si batte soltanto con il buon governo centrale o territoriale, con provvedimenti puntuali e tempestivi delle istituzioni, con il prezioso e insostituibile lavoro della comunità scientifica e dei professionisti sanitari. L’arma in più, quella determinante, è la collaborazione attiva di ogni persona, è una consapevolezza diffusa delle nostre comunità di osservare tutte le buone pratiche, per tutelare la sicurezza individuale e collettiva e i provvedimenti adottati. Questo risultato lo raggiungiamo in modo tanto più efficace quanto più siamo in grado insieme di trasmettere un messaggio di forte coesione e condivisione delle decisioni assunte. Come è del tutto evidente, infatti, le polemiche disorientano cittadini sempre più stanchi per la lunga crisi, preoccupati e incerti per il loro futuro, perché colpiti dalle conseguenze sociali ed economiche della pandemia. Io dico che insieme all’unità e alla responsabilità sia indispensabile dire sempre la verità al Paese sull’andamento della pandemia che ha colpito senza alcuna distinzione tutti i cittadini“.

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