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Veronica Panarello, guarita dal Covid, torna in tribunale. Ancora pesanti accuse al suocero

Pubblicato il 26 Aprile, 2024

“Intendo rispondere, non ho la voce alta, sono da poco uscita dal Covid. Voglio parlare e rispondere”. Esordisce così Veronica Panarello, in collegamento da Torino dove sta scontato i 30 anni di carcere per l’omicidio del figlio Lorys, commesso il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina.

Si è tenuta, infatti, la prima udienza del processo che vede la Panarello accusata di calunnia dall’ex suocero Andrea Stival, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Ragusa Elio Manenti. Durante l’udienza, collegata in aula in video conferenza dal carcere di Torino, la donna ha continuato ad accusare l’ex suocero, risultato estraneo ai fatti dal processo: rispondendo alle domande del suo legale, Francesco Vilardita, ha confermato che quel giorno l’ex suocero ebbe parte attiva nel delitto. Panarello ha detto che quel giorno l’ex suocero era con lei nell’appartamento, accusando anche gli inquirenti di aver ignorato prove che lei stessa aveva fornito.

Veronica Panarello ha, infatti, accusato gli inquirenti di avere sottovalutato il fatto che lei stessa aveva citato due persone che avevano visto l’ex suocero in macchina quando, dopo che il corpo del bambino era stato abbandonato al Mulino vecchio dove era stato poi trovato, lei era rientrata a Santa Croce Camerina. Di fronte alle contestazioni dei legali per la lunga serie di versioni diverse, Panarello ha spiegato: “Dall’inizio e per un lungo periodo non ricordavo quello che fosse accaduto: collocavo gli spazi di quell’attimo con ricordi precedenti a quella giornata. Ho accompagnato mio figlio a scuola? Sì, era quello il mio ricordo, non mentivo. Poi, quando mi è stata data possibilità di andare al cimitero sulla tomba di mio figlio, nel tratto di strada mi è emerso un ricordo e con l’andare del tempo i ricordi si sono aperti e quando ho ricordato tutto non è stato nemmeno facile dirlo”.

Poi di nuovo la versione della paura di ritorsioni. “Io ero detenuta, lui in libertà, avrei potuto avere ritorsioni sull’altro mio figlio. Mi assumo la responsabilità. Ho detto il falso quando ho detto che era stato un incidente, ma poi mi sono resa conto che non era giusto. Ho sbagliato anche io. E’ giusto che pago, e sono in carcere. Però è anche giusto che paghi chi quella mattina era con me” ha dichiarato la donna  già condannata in via definitiva e per questo in collegamento dal carcere di Torino.

Poi la sua ricostruzione dell’accaduto che chiama di nuovo in causa l’ex suocero, Andrea Stival, risultato completamente estraneo ai fatti durante il processo per la morte del piccolo Lorys. “Nell’auto in un determinato tratto di strada c’erano due persone che avevano salutato Andrea Stival. Perché non è stata mai analizzata questa cosa? Perché non è stato ritenuto interessante approfondirla?” ha chiesto Panarello. Fatto che secondo la dona sarebbe avvenuto dopo l’omicidio del figlio, “in fase di rientro a Santa Croce e la mia auto la guidava Andrea Stival”. “L’ho detto anche alla Polizia, la Procura non lo ha mai valutato: ho sempre detto che c’erano queste due persone che hanno salutato Andrea. Io con queste persone non avevo a che fare, conoscevano solo lui”  ha proseguito Panarello, concludendo: “Di una persona so il nome perché in quel periodo da poco aveva una piccola attività ambulante, di vendita di pesce e l’altro non so come si chiami ma so dove viveva, a poca distanza da casa mia. Ricordo anche che stavano gettando delle vecchie porte e finestre in legno. Mi dissero che era irrilevante”.

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