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Pensioni: Otto modi per lasciare il lavoro prima dei 67 anni

Pubblicato il 4 Agosto, 2021

Nei primi sei mesi dell’anno di Quota 100 l’età di decorrenza delle nuove pensioni è crollata: 62,6 anni per i dipendenti pubblici e a 61,3 anni per i privati. Marcata la differenza di genere: a beneficiare della misura sono stati gli uomini con redditi medio-alti. Ora bisogna capire cosa cambierà quando Quota 100 verrà superata al 31 dicembre 2021. Ecco una sintesi delle diverse opzioni per lasciare il lavoro e le ipotesi di riforma su cui sta ragionando il governo, in particolare il ministro del Lavoro Andrea Orlando che ha incontrato in questi giorni i sindacati Cgil, Cisl e Uil.

Pensione di vecchiaia Partiamo dalla pensione «classica». L’uscita principale stabilita dalla Riforma Fornero richiede, fino al 2022, 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi, sommati anche presso più gestioni Inps e Casse professionali, grazie al cumulo contributivo. Si tratta di una prestazione rivolta a tutti i lavoratori dipendenti e autonomi iscritti all’Assicurazione generale obbligatoria (Ago), agli iscritti alla Gestione Separata e ai lavoratori iscritti ai fondi pensione esclusivi e sostituivi dell’Ago.

Pensione anticipata Si ottiene perfezionando un requisito di natura contributiva pari a 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, 42 anni e 10 mesi per gli uomini, senza differenza fra lavoratori dipendenti privati, pubblici o autonomi. Come previsto dalla riforma Fornero, il requisito contributivo necessario per ottenere la pensione anticipata avrebbe dovuto essere periodicamente adeguato all’aspettativa di vita. Con l’introduzione di Quota 100 e delle successive disposizioni attuative, gli adeguamenti sono stati sospesi fino al 31 dicembre 2026. Come spiegano sul sito Pensioni&Lavoro «significa che, nel corso del 2019, non è entrato in vigore l’adeguamento di 5 mesi originariamente previsto, tanto che i requisiti per la pensione anticipata si sono appunto mantenuti identici – e lo stesso sarà per il 2021». Meno vantaggioso il ritorno delle finestre mobili legato a Quota 100. Se fino allo scorso dicembre la pensione anticipata decorreva dal mese successivo alla maturazione del requisito contributivo richiesto, a partire dal 2019 è stata reintrodotta una finestra di tre mesi. Passano quindi 3 mesi da quando si può inviare la domanda per la pensione al momento in cui l’assegno è effettivamente erogato.

Ape sociale potrebbe essere prorogata dal governo Draghi. Si tratta di una misura sperimentale in vigore dal 1° maggio 2017 la cui scadenza è fissata al 31 dicembre 2021. Si tratta di un anticipo pensionistico per le persone che hanno almeno 63 anni e rientrano nelle categorie socialmente deboli, come i disoccupati o chi lavora e assiste in casa un familiare disabile.

Precoci Dal 2017 si può accedere anche a un pensionamento anticipato per uomini e donne con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, che abbiano lavorato prima dei 19 anni per almeno 12 mesi, (utili anche i periodi di lavoro all’estero riscattati e i periodi riscattati per omissioni contributive). Il lavoro può essere stato svolto anche in modo non continuativo, ma i lavoratori «precoci» devono risultare in possesso di anzianità contributiva precedente al 1996.

L’isopensione Si tratta di un prepensionamento attivabile dai datori di lavoro con più di 15 lavoratori, con costi unicamente a carico dell’azienda. Permette un anticipo dell’accesso a pensione fino a 7 anni nel caso di esodi collocati entro il 30 novembre 2023 (dal 2024 la durata massima del prepensionamento torna a 4 anni). La durata massima dell’esodo è di 7 anni fino alla decorrenza della pensione di vecchiaia o, se arriva prima, alla pensione anticipata. Per accedere a questo scivolo, a valle di un accordo sindacale, l’azienda riconosce al lavoratore un assegno di valore pari alla pensione maturata al momento dell’uscita e una contribuzione previdenziale piena calcolata sulla media degli stipendi degli ultimi 48 mesi. Durante l’esodo è possibile cumulare l’isopensione con qualsiasi reddito di lavoro dipendente e autonomo.

Opzione Donna La Legge di Bilancio ha confermato per tutto il 2021 la cosiddetta «Opzione donna» che potrebbe essere resa strutturale dal governo Draghi. Permette alle donne lavoratrici di ritirarsi con un minimo di 35 anni di contribuzione a 58 anni (59 nel caso delle lavoratrici autonome). Bisogna però accettare il calcolo con il metodo «contributivo» che è meno vantaggioso di quello «retributivo». La riduzione dell’assegno si attesta intorno al 20-30% e rimane poi per tutta la vita.

Contratto di espansione Modificato dal decreto Sostegni-bis agevola il ricambio generazionale nelle imprese. La misura consente di uscire dal lavoro su base volontaria fino a 5 anni prima della pensione di vecchiaia (67 anni di età) o di anzianità (42 anni e 10 mesi di contributi). Tramite decreto è stata abbassata la soglia minima, che consentiva l’utilizzo del contratto di espansione alle aziende con almeno 250 lavoratori. Potranno applicare il contratto anche le aziende da 100 dipendenti in su.

Pensione di garanzia per i giovani? Governo e sindacati stanno discutendo della pensione di garanzia per i giovani che oggi hanno difficoltà a raggiungere carriere stabili e stipendi adeguati. Anche su questo fronte nei mesi scorsi sono state ventilate diverse ipotesi: da una sorta di trasformazione, in forma riveduta, della pensione di cittadinanza in assegno garanzia all’individuazione di un minimo pensionistico garantito accompagnato da appositi meccanismi di “cumulabilità”.

Ipotesi riforma pensioni Al momento sono tre le proposte sui cui si sta discutendo. La prima è quella del pensionamento anticipato con 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età. La seconda è quella del calcolo contributivo con 64 anni di età e 36 di contributi. La terza è quella messa a punto dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico: anticipo della sola quota contributiva della pensione a 63 anni, rimanendo ferma a 67 la quota retributiva.

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