“A Piombino dovunque ti giri vedi solo macerie”

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A Piombino dovunque ti giri vedi solo macerie: Magona in crisi; Jsw nel limbo e indotto massacrato; Rimateria fallita; bonifiche e smantellamenti in attesa infinita; il porto che si avvia a diventare un enorme parcheggio di auto; servizi sanitari al lumicino, ecc. I fondi del PNRR, unica ancora di salvezza, per Piombino sembrano essere poco più di un miraggio: probabilmente arriveranno solo poche briciole. Non si riesce ad avere nemmeno l’incontro, promesso settimane fa, tra governo, azienda e sindacati per la situazione delle acciaierie. Di fronte a questo disastro storico, cosa fa il sindacato? Decide, per la centesima volta e senza consultare i lavoratori (non più riuniti da mesi), di parlare con il Prefetto, con la Regione…Il solito giro delle sette chiese, con il cappello in mano e il capo chino. Invece, è ora di parlare chiaro, bisogna costringere il governo a riconoscere che Piombino esiste ed è disastrata . Lo ripetiamo ancora una volta: Piombino deve diventare un’emergenza nazionale.

Al contrario di quello che ripetono ossessivamente i vertici sindacali, se la partecipazione dei lavoratori è scarsa, il loro dovere è proprio quello di sollecitarla e recuperarla, anziché piangersi addosso. Ciò si ottiene solo con un calendario programmato, incominciando subito, di crescenti mobilitazioni pacifiche e nonviolente, talmente forti e determinate da incidere in modo significativo e percepibile sullo svolgimento delle normali attività pubbliche e private nel territorio comunale (e fuori di esso), dai trasporti ai servizi non urgenti e indispensabili. Per tutto il tempo necessario, cioè fino a che non giungeranno risposte soddisfacenti. Solo così smetteranno di ignorarci sistematicamente. Al punto in cui siamo arrivati le consuete, perdenti azioni simboliche, rappresentano solo delle ipocrite foglie di fico nel vano tentativo di nascondere inerzia e complicità.
Se il sindacato esiste ancora come organizzazione collettiva di rappresentanza democratica dei lavoratori e delle lavoratrici, e non solo come agenzia parastatale di servizi, organizzi subito le assemblee dei lavoratori e insieme ai cittadini costruisca le mobilitazioni in crescendo per costringere il governo e le istituzioni a riconoscere finalmente che Piombino non è stato ancora cancellato dalla carta geografica italiana. L’ultima volta che siamo stati davanti alla fabbrica, un lavoratore ci ha detto di sentirsi un nessuno e che nemmeno il collega che gli dava il volantino contava qualcosa per potere cambiare: invece, se è vero che singolarmente non contiamo nulla, tutti insieme possiamo mutare il destino di disoccupati a cui altri ci stanno portando! Coordinamento Art.1-Camping CIG

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Barbara Noferi

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