Secondo l’analisi del responsabile Centro antiveleni e Centro nazionale di informazione tossicologica dell’Irccs Maugeri di Pavia, “i sintomi riferiti sono, a mia conoscenza, un qualcosa che complessivamente non è caratteristico di nessuna sindrome classica da avvelenamento. Certo, si può anche inventare un veleno nuovo, o usare miscele di sostanze, ma non saprei. Mi sembra che siamo un po’ lontani da quello che si potrebbe ritenere fondato, a mio parere. Questi sintomi descritti non mi danno idea di niente di caratteristico. Poi, può essere vero che alcuni casi precedenti fanno pensare che i russi potrebbero utilizzare sistemi di questo tipo. Ma in questo caso mi sembra curioso”.
“Siamo lontani dai ipotesi così come agenti biologici, chimici o radiazioni elettromagnetiche. I campi elettromagnetici vengono tirati in ballo spesso e volentieri, le radiazioni sono tutta un’altra cosa – afferma – Il polonio utilizzato per la spia russa Aleksandr Litvinenko, ucciso col polonio a Londra nel 2006, è un alfa emettitore. Litvinenko fu ricoverato a Londra, perse i capelli. Lì abbiamo visto una malattia da danno che procura un raggio di un alfa emittente e che può dare tutta quella serie di disordini e disturbi. Le radiazioni sono di tipi diversi, e fanno dei danni diversi a seconda della forza che esprimono e se sono interne o esterne. Ma non sono un qualcosa da cui si torna indietro, non potrebbero essere un avviso per intenderci”.
“La lacrimazione importante c’è tipicamente – conferma Locatelli – ma è associata ad altri sintomi: naso che cola, ma specialmente il bronco e il polmone che si riempiono d’acqua. In pratica, gli agenti nervini e le sostanze di questa famiglia danno dei sintomi che portano a buttare fuori liquidi da tutte le parti. Quindi la lacrimazione, la rinorrea, la sudorazione, l’edema polmonare, per via del fatto che il polmone si riempie d’acqua ed è poi la causa di morte rapida per un’esposizione a queste sostanze. Non ci stanno invece né l’occhio rosso né la cute desquamata, anzi quest’ultima sarebbe al contrario bagnata. Ci sono metalli che invece danno un sintomo simile alla desquamazione, ma questo compare dopo qualche giorno che viene assunta una dose di un veleno. E la lacrimazione non c’entra”.
L’occhio rosso, altro sintomo citato fra quelli riportati dai negoziatori, “è aspecifico – prosegue il tossicologo – Mentre il non vederci bene perché si ha l’occhio che lacrima tanto e la pupilla stretta potrebbe essere qualcosa di plausibile nel caso di organosfosforici e agenti nervini. Ma la stessa cosa potrebbe succedere anche con un agente che è al contrario dà la pupilla dilatata e fa vedere poco, per esempio sostanze anticolinergiche”.
“Il veleno perfetto non esiste – avverte – Tutto si può trovare, ma può essere difficile intercettarlo, specie quando gli agentiche provocano l’avvelenamento sono in micro-quantitativi e quando i prelievi vengono fatti dopo un po’ di tempo e la sostanza magari non c’è più”.
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