Il motivo è lo stesso: divergenze con l’assistito per cui ora sarà nominato un avvocato d’ufficio in vista del processo che si aprirà il prossimo 9 giugno.
Alberto, intanto, dal carcere di Marassi, continua a riempire fogli su fogli e ha spedito una lettera alla madre: “Solletico”; “Pallavolo”, “Solletico”; “Pallavolo”, sedici righe tutte uguali con le stesse parole.
“Potrebbero essere reminiscenze di lui con Alice o parole scelte a caso, ma in ogni modo denotano che sta male – commenta Antonella Zarri, madre di omicida e vittima – è lo stesso Alberto del giorno dell’omicidio, una persona con cui è impossibile negoziare, che vede complotti ovunque e non si rende conto che è in una situazione disperata anche dal punto di vista processuale. Purtroppo rinnova il nostro senso di impotenza totale di quei giorni e la rabbia che nessuno ci abbia aiutato quando abbiamo detto che andava fermato”.
Il legale che segue la famiglia Scagni commenta la scelta dei colleghi di lasciare il mandato: “Si è creata una situazione drammaticamente paradossale nella quale è impossibile difendere un imputato che, solo per il consulente della procura, sarebbe pienamente capace di intendere e volere – dichiara a GenovaToday Fabio Anselmo – chiunque ne assuma la difesa dovrebbe agire professionalmente ignorando e superando il rapporto fiduciario col proprio assistito (e i suoi deliri) è così assumendosene tutte le conseguenze”.
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