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Armi alla Colombia, D’Alema: “Nessuna trattativa mi riguarda”

Pubblicato il 26 Marzo, 2022

Massimo D’Alema è stato intervistato dal Corriere in merito a un fatto: la Procura di Napoli ha aperto un’indagine su Emanuele Caruso e Francesco Amato: con loro l’uomo politico, giornalista e scrittore italiano aveva parlato, nell’ambito dei contatti con la Colombia di un argomento scottante per una possibile fornitura italiana di armi.

Che cosa è accaduto

Dopo un esposto, la Procura ha dato inizio a una serie di accertamenti in merito all’intermediazione per la vendita alla Colombia di sommergibili, navi e aerei militari prodotti da Fincantieri e Leonardo. Le verifiche sono incominciate con la denuncia dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo, che facilita i rapporti tra gli Stati, contro soggetti che, con documenti falsi, avrebbero cercato di accreditarsi come intermediari per la vendita delle armi, presso le istituzioni colombiane e il nostro Governo. E’ stato fatto il nome dell’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, come facilitatore.

D’Alema: “Non c’entra nulla con la storia della Colombia”

Queste le parole di D’Alema: “Non c’entra nulla con la storia della Colombia. L’Assemblea del Mediterraneo ha denunciato questi due consiglieri del ministero degli Esteri di Bogotà perché avrebbero dichiarato di essere suoi membri senza esserlo. Non ho fatto nulla di illecito o poco trasparente. Sono anzi tra quelli che hanno più interesse a fare chiarezza su tutti i punti oscuri di questa storia, come la registrazione illegale”.

Si parla anche della sua conversazione con Edgar Fierro, ex paramilitare condannato a 40 anni e poi graziato. Questa la risposta: “Non ho controllato il curriculum del mio interlocutore. Mi hanno detto che era un senatore”. Se avesse saputo chi era, sostiene D’Alema, probabilmente non gli avrebbe parlato: “ho peccato di mancanza di cautela. Le imprese italiane, invece, hanno agito in modo assolutamente corretto e prudente“.

D’Alema: “Due consiglieri del ministero degli Esteri di Bogotà potevano dare una mano a promuovere attività italiane in Colombia”

A chi gli chiede come mai si è trovato in mezzo a questa storia, risponde così: “Si è presentato da me un imprenditore salentino che conoscevo da anni, Giancarlo Mazzotta. Mi dice che conosce due consiglieri del ministero degli Esteri di Bogotà che potevano dare una mano a promuovere attività italiane in Colombia”.

Si trattava anche di forniture militari: “Anche, perché c’era stato un provvedimento del loro Parlamento in questo senso. Ma non solo, pure a interventi su energia e infrastrutture. Faccio questo lavoro, consulenza e assistenza a imprese italiane per investimenti all’estero, che a volte prevede l’avere rapporti con i governi”.

Armi? “Non c’è stata alcuna trattativa, né doppia né singola”

E ancora: “Ho solo messo in contatto i soggetti e sono rimasto a casa. Non c’è stata alcuna trattativa, né doppia né singola! Siccome vengono tutti descritti come miei emissari, le ricordo che i due protagonisti erano consiglieri del ministero degli Esteri della Colombia; e che Mazzotta non è stato ‘mandato’ lì da me, ma invitato dal ministero di cui sopra. Io l’ho solo sollecitato a informare l’ambasciatore italiano, per un’ovvia ragione di trasparenza. Normalmente gli ambasciatori informano i governi. E quando l’ambasciatrice della Colombia mi disse che la faccenda era seguita dal sotto-segretario Mulè, su mia preghiera Mazzotta si recò a informarlo. E mi riportò che lui gli aveva detto ‘andate avanti’. Non ho ragione di dubitare di questa versione“.

Al telefono, D’Alema parla di 80 milioni di provvigione: “Io ho fatto una stima sommaria di quello che poteva valere – in termini di consulenza, promozione commerciale e assistenza legale – una massa di investimenti come quella di cui si parlava. Parliamo di un lavoro che può durare otto anni, non il tempo di una firma“.

E infine: “La mia società avrebbe avuto dei vantaggi nel campo dell’energia, delle infrastrutture, in rapporto alle aziende private con cui collaboro. Con le aziende pubbliche, come ho detto, non ho contratti”. Per quanto concerne le aziende private, D’Alema aggiunge: “Se permette, le lascerei fuori” (foto Wikimedia Commons).


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