“Attendiamo ovviamente con fiducia ed attenzione le risultanze del secondo incidente probatorio nel mese di dicembre, che darà certezza alle motivazioni del crollo del Ponte Morandi, sgombrando il campo da ogni possibile dubbio. Le vittime ed i cittadini non meritano un’altra presa in giro” – conclude Possetti.
“La manleva della responsabilità del crollo del Morandi in vista della cause civili e la vendita diretta a Cassa, depositi e prestiti del pacchetto azionario di Autostrade per l’Italia non erano previsti dall’accordo del 14 luglio, a cui l’azienda “è sempre stata coerente”, e per questo sono considerate “inusuali e non accettabili”, era stata la riposta di Atlantia all’ultimatum del Mit previsto per il 30 settembre, chiudendo ulteriormente la porta alle richieste dello stato per un accordo blindato.
Nella lettera di accompagnamento, Aspi ricorda che, in assenza di alcun accertamento di responsabilità, “pur di giungere ad una non più procrastinabile definizione della procedura di contestazione avviata a seguito della tragedia del Ponte Morandi, ha dato seguito a tutte le intese intercorse con il governo, formalizzate in diverse comunicazioni, tra cui l’adozione del nuovo sistema regolatorio, con una generale riduzione del tasso di remunerazione degli investimenti ed un incremento della tariffa pari all’1,75%, che già include gli oneri per i mancati ricavi dovuti alla flessione di traffico nel periodo di lockdown da Covid-19; l’impegno a realizzare fino a 14,5 miliardi di euro di investimenti in nuove opere e 7 miliardi di euro di spese di manutenzione per l’ammodernamento della rete con la possibilità di aprire da subito importanti cantieri a livello nazionale; la messa a disposizione di 3,4 miliardi di euro di fondi a titolo compensativo per investimenti e sconti tariffari non remunerati, inclusivi degli oneri sostenuti per la ricostruzione del nuovo Viadotto sul Polcevera; l’accettazione di una profonda revisione delle clausole contrattuali nei termini previsti dall’art. 35 del Decreto Milleproroghe”.
La lettera del 30 settembre inviata da Aspi ricorda inoltre che “risulta del tutto evidente la totale disponibilità della Società ad aderire alle richieste del governo, dopo aver doverosamente adempiuto all’obbligo di ricostruzione a proprie spese del Viadotto sul Polcevera”.
Atlantia e il Governo: si va verso la revoca
Un Consiglio dei ministri entro dieci giorni sul dossier Aspi, dopo la lettera con la quale Atlantia ha cambiato il quadro rispetto all’accordo che era stato raggiunto a metà luglio.
È quanto emerge, riferiscono fonti vicine al dossier, dal vertice di Governo concluso nella serata del 30 settembre.
Se queste restano le condizioni, è il senso della linea dell’Esecutivo, il Consiglio dei ministri procederà alla revoca della concessione ad Aspi, altrimenti la stessa riunione servirà a valutare la nuova posizione di Atlantia. Trapela “irritazione” nell’esecutivo per le lettere inviate il 29 settembre da Aspi. Ne vengono respinti tutti gli argomenti: Atlantia – secondo quanto riferiscono fonti del governo – ha modificato le condizioni che avevano portato ad un accordo a luglio. Respinte anche le accuse secondo cui il governo starebbe obbligando la società ad un’operazione non trasparente e non di mercato.
Mit: quali gli effetti di una eventuale revoca?
La revoca della concessione avrebbero pesanti conseguenze. Fonti vicine alla holding infrastrutturale sottolineano che la conseguenza sarebbe un default disastroso a livello europeo con 16,5 miliardi di debito non ripagati a banche e migliaia di obbligazionisti: per questo – si prosegue – la società confida «nella capacità di mediazione e nell’equilibrio del presidente Conte, considerandolo un riferimento di garanzia per tutti.