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Caro energia: ecco come la Germania insegna a reagire

Pubblicato il 26 Marzo, 2022

Un assegno da 300 euro per i lavoratori, uno da 100 euro per ogni figlio, abbonamenti ai mezzi pubblici a prezzi ridotti e l’abbassamento dei prezzi di diesel e benzina: sono i principali provvedimenti che riguardano il pacchetto di misure varato dalla Germania per aiutare i cittadini a far fronte all’ingente aumento dei costi energetici e per ridurre la dipendenza della Germania dal gas di importazione russa. ll suo valore è di circa 16 miliardi di euro.

I lavoratori dipendenti in Germania, quindi, riceveranno un’indennità di 300 euro una tantum in busta paga per affrontare il rincaro dell’energia, mentre gli autonomi beneficeranno di una riduzione sull’anticipo della tassa sui redditi.

Un ulteriore bonus è rivolto alle famiglie e consiste in un aiuto economico di 100 euro per ogni figlio, di cui non è escluso anche un raddoppio.

L’abbonamento ai trasporti pubblici sarà ridotto a 9 euro al mese per i prossimi tre mesi, periodo in cui saranno ridotte ai minimi europei anche le accise sui carburanti.

Oltre alle agevolazioni rivolte ai cittadini, la manovra prevede misure mirate ad accelerare sulle energie rinnovabili e sull’idrogeno, sull’approvvigionamento di gas naturale liquefatto, inclusa l’approvazione di nuovi terminali di rigassificazione. 

Sono prese in considerazione anche tutte le opportunità che promuovono l’acquisto di gas naturale da altri paesi e l’incremento della produzione di biometano e le fonti alternative di approvvigionamento del petrolio a breve termine. Saranno, inoltre, promosse delle campagne per mantenere i consumi bassi ed efficienti negli edifici con dispositivi come i termostati intelligenti e saranno aumentati i finanziamenti per l’efficienza energetica nell’edilizia.

Dal 2024 tutti i nuovi impianti di riscaldamento saranno vincolati per legge a funzionare con il 65% di energia rinnovabile. Sono previsti incentivi ai proprietari di immobili per sostituire i sistemi di riscaldamento che hanno più di 20 anni. Allo stesso tempo viene data la priorità alla ristrutturazione degli edifici più vecchi e inefficienti dal punto di vista energetico.

Secondo gli analisti di Unimpresa, “Il rischio è che come dopo tutte le precedenti crisi economiche, anche da questa, determinata dalla guerra tra Mosca e Kiev, usciremo con divari ancora più marcati rispetto a prima. La Germania, probabilmente, si riprenderà prima dell’Italia e poi si imporrà con tutti gli altri governi europei, proprio grazie alla sua forza economica“.

“Il governo italiano deve avere la forza per agire con sostegni economici molto importanti in tempi rapidi. La velocità della risposta farà la differenza – commenta il presidente di Unimpresa Giovanna Ferrara – La Bce ha rivisto al ribasso tutte le stime di previsioni economiche in Europa e nel Mondo. La guerra amplifica notevolmente l’incertezza che già c’era a causa della pandemia: prima della guerra la previsione della crescita globale del pil per il 2022 era +6,3% adesso è +4,1%. La Russia, invece, sprofonderà direttamente in recessione già nel 2022 e questa prospettiva, di là dalla condanna per la guerra in Ucraina, non è positiva per il resto delle grandi economie mondiali. L’Italia dovrebbe crescere comunque quest’anno, anche se meno del previsto, lasciando almeno un punto percentuale rispetto alle previsioni. La scarsità di materie prime (gas, ma anche grano) farà crescere i prezzi di tutti i prodotti. L’inflazione salirà fin sopra l’8% a giugno“.

Quanto ancora all’energia, il Centro studi di Unimpresa osserva che la Russia da mercoledì scorso ha imposto i pagamenti di gas solo in rubli. La decisione è pericolosa per tutti i clienti stranieri che si riforniscono dalla Russia. Prima della guerra le vendite di gas russo erano pagate, il 58% in euro, il 39% in dollari, il 3% in sterline.

Vuol dire che le forniture di gas erano pagate al 100% in valute straniere e non in rubli. Ne consegue che la decisione sembra una contro sanzione economica della Russia nei confronti l’Occidente, ma soprattutto per l’Italia che compra dalla Russia il 40% del gas acquistato all’estero.

Secondo gli analisti di Unimpresa “Il problema è principalmente europeo, ma soprattutto italiano. Il governo dovrebbe cercare di reperire rubli per pagare i 29 miliardi di metri cubi di gas che arrivano dalla Russia. Tutti gli Stati farebbero comunque un piacere alla Russia perché la moneta locale acquisterebbe più valore, dopo quello perso con l’applicazione delle sanzioni europee alla Russia. La sola dichiarazione di Putin ha causato un aumento del prezzo del gas di 15 euro al megawatt/ora”.

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