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Città dello Sport, Antonelli (Giovani democratici): “grandi strutture bloccate”

Pubblicato il 24 Aprile, 2021

Città dello Sport. Paolo Antonelli, segretario aquilano dei Giovani democratici, scrive in una nota: “La nomina dell’Aquila a ‘Città europea dello sport 2022’ ci deve portare a interrogarci sulle opportunità di questo titolo e sullo stato dell’arte dello sport in città. È un riconoscimento che può sicuramente dare lustro, ma non è ancora chiaro che cosa si possa fare con questo titolo. Anzitutto ricordiamo che sono diversi i centri che ogni anno ricevono la nomina di ‘Città europea dello sport’: soltanto in Italia, insieme all’Aquila, nel 2022 lo saranno anche Treviso, Sesto S. Giovanni e Macerata; inoltre, queste città non ricevono alcun premio in denaro o sotto forma di aiuto a organizzare manifestazioni sportive. Piuttosto L’Aquila, come le altre città designate, ha dovuto spendere 1.800 euro di tassa d’iscrizione per la propria candidatura, insieme a un impegno ad individuare uno o più sponsor e partner che verseranno ad Aces Europe una somma di 7.000 euro. Che cosa offre ad oggi il panorama sportivo locale? Ovviamente ci sono delle carenze dovute al terremoto e alla macchina della burocrazia che sono al di sopra di ognuno di noi. Su alcune opere si sta lavorando, come per il palasport di viale Ovidio, per il quale il Comune ha recentemente dato avvio all’iter per la seconda tranche dei lavori, esempio di fruttuosa collaborazione tra amministrazioni che si susseguono, visto che il primo finanziamento fu ottenuto dalla giunta Cialente. Per altre opere invece, tutto tace da allora. Un caso emblematico è quello del palazzetto dello sport parzialmente donato dal governo giapponese in località Centi Colella: il cantiere si è fermato nel 2017 e da allora non si è più fatto nulla, nonostante i circa 4 milioni di euro chiesti dall’amministrazione precedente al Cipe per terminare i lavori. Parliamo di una struttura da oltre mille posti in grado di ospitare anche grandi eventi; nell’ultima visita istituzionale nel 2019, gli stessi rappresentanti del governo nipponico hanno espresso insoddisfazione per lo stato di abbandono in cui versa l’opera. Proprio in quell’occasione, l’assessore allo sport Fabrizi dichiarò alla stampa che i lavori di ultimazione sarebbero partiti nei primi mesi del 2020, ma ad oggi il cantiere è ancora tristemente fermo. Nella consapevolezza che i costi di gestione dell’edificio non saranno bassi, ci chiediamo che cosa si intenda fare dell’opera ora che lo scheletro è costruito; da una parte c’è un rischio reale che si trasformi in un’incompiuta, mentre dall’altra, qualora i lavori dovessero essere portati a conclusione – come ci auguriamo, visto che i fondi sono stati trovati – occorre avviare un dibattito sulla gestione del palasport. Che cosa pensa di fare il Comune? Accollarsi i costi o valutare trattative con privati per la gestione? Palazzo Fibbioni ha ricevuto proposte in tal senso, ma ad oggi sono ferme nei cassetti. Non è forse arrivato il momento di affrontare la questione, anche coinvolgendo il mondo dello sport aquilano?
La stessa urgenza si dovrebbe percepire per lo stallo che è sorto attorno al complesso sportivo di Verdeaqua. La chiusura dura ormai dal 2018 e questa situazione è destinata a durare, come sottolineato in settimana dai giornali. Ad aggravare la situazione è stato il bando pubblicato dal Comune lo scorso anno, da tutti ritenuto eccessivamente gravoso, tanto da andare deserto: non c’è da stupirsi, se si chiede alle società interessate di accollarsi i costi di messa a norma e quelli del mutuo non estinto dal precedente gestore. Ricordiamo, da ultimo, che l’amministrazione Biondi ha assistito passivamente al fallimento sia dell’Aquila calcio, sia dell’Aquila rugby.
Bene avere un titolo in più, ma quando si inizierà a parlare dello sport che realmente interessa i nostri cittadini?”

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