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Omicidio Colleferro, parla la madre di Gabriele e Marco Bianchi: “Troppo clamore per la morte di Willy, manco fosse la regina. I miei 2 figli in carcere da innocenti “

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Simonetta Di Tullio nel colloquio a Rebibbia con il figlio Gabriele intercettato dai carabinieri e finito nella perizia disposta dalla Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone non rinuncia a dire la sua sulla vicenda. Stupendosi del risalto mediatico dato alla tragedia del 21enne

Simonetta Di Tullio, la madre dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi, accusati di aver ucciso Willy Monteiro Duarte, non ha mai parlato con i media dopo il dramma. Ha ricevuto un avviso di garanzia per il reddito di cittadinanza percepito senza averne diritto, ma nel corso del colloquio a Rebibbia con il figlio Gabriele, intercettato dai carabinieri e finito nella perizia disposta dalla Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone, non rinuncia a dire la sua sulla vicenda. Stupendosi del risalto mediatico dato alla tragedia di Colleferro: «Non è mica morta la regina», dice. Preoccupandosi soprattutto per i figli ritenuti due massacratori e infastidendosi soprattutto da chi ha voltato le spalle alla sua famiglia.

Marco e Gabriele Bianchi

La donna, nelle intercettazioni. sembra angosciata soprattutto per il figlio Marco, che non ha reagito bene al carcere come Gabriele, il quale si preoccupa della gelosia nei confronti della fidanzata e del nome da dare a loro figlio, visto che Silvia Lagada era incinta quando Willy è stato barbaramente ucciso senza alcun motivo.

Aureliano o Leonardo?

Il nome che avevano scelto, prima di quella maledetta sera, era Aureliano ma sia la fidanzata che la madre, adesso, gli hanno chiesto di cambiarlo, visto l’accaduto. Aureliano, infatti, è il nome di uno dei protagonisti di Suburra. «Il 30 ottobre esce la nuova serie di Suburra, si chiama il ritorno di Aureliano. Non si può proprio chiamare così. Vi contestano ogni cosa e io vado a chiamare un figlio Aureliano? So che non c’è niente di male ma tu non ti rendi conto del fuori. Cioè, quello va a scuola, massacrato, appena arriva», spiega la fidanzata. E così propone Leonardo che significa «forte come un leone». Ma lui non ci sta: «Non chiamate mio figlio come un salame, mi incazzo come una bestia, eh».

La gelosia della fidanzata

Lei non nasconde gelosia per le lettere arrivate a Gabriele e lui la tranquillizza più volte: «A quelle neanche gli scrivo, forse…». E ancora: «Io per te venderei la mia anima al diavolo. Voglio invecchiare con te, non so se tu lo capisci», le dice Gabriele Bianchi. L’uomo, però, è talmente ossessionato da Lagada che vorrebbe controllarle pure le telefonate: «Guarda che io le conversazioni sul mio telefono non le cancello. Quando esci, le vedi», replica lei

“Ci dobbiamo vendere le macchine, non c’è rimasto più niente”

La madre, poi, non ha nascosto il dolore che ha provato quando è andata a fargli visita: «A momento mi moro (muoio)». E parla anche di problemi di soldi: «Non ci sta più nessuno – dice a Gabriele – ti hanno abbandonato tutti amore mio! Si tenemo venne (ci dobbiamo vendere) le macchine, tutto perché non c’è rimasto più niente».

Sembra sia lei a farsi carico della situazione. Il marito non ce la fa: «Quel poraccio di padrito (tuo padre) quello te lo dico non tiene coraggio a venì né qua, né da ti e né da.. sennò gli piglia l’infarto». E non manda giù «tutte le cose brutte» che dicono ai figli ed è furiosa con la fidanzata di Marco che lo ha scaricato.

A Gabriele fa dunque una promessa: «Quando sarà tutto finito, quante persone mi levo dananzi (davanti).. quante!». Per lei è successa una «disgrazia», non è «morta la regina», i figli stanno in carcere «da innocenti» e soprattutto non si fida «più di niciuno (nessuno)». Più chiaramente: «Una volta dimostrato.. tutta quella fanga che ci hanno messo in cima e che hanno visto l’innocenza di te e di tuo fratello saremmo soltanto noi famiglia a casa mia».

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Tullio Luccarelli

Cultura deriva dal verbo latino colere, "coltivare". Sono uno studente di filologia moderna presso l'Università degli studi di Bari Aldo Moro. Scrivere è la mia passione, raccontare è il mio dovere.

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