« Torna indietro

Crescita esponenziale e preoccupazioni etiche: cosa significa per Airbnb?

Al momento della sua apparizione nel 2007, Airbnb era un modo di guadagnare qualche extra mettendo in affitto una stanza della propria casa. Sedici anni dopo, il catalogo del sito è pieno di intere proprietà in affitto, molte delle quali disponibili unicamente come case vacanza, senza la presenza dei proprietari.

Pubblicato il 17 Dicembre, 2023

Al momento della sua apparizione nel 2007, Airbnb era un modo di guadagnare qualche extra mettendo in affitto una stanza della propria casa. Sedici anni dopo, il catalogo del sito è pieno di intere proprietà in affitto, molte delle quali disponibili unicamente come case vacanza, senza la presenza dei proprietari.

Alcune aree costiere del Regno Unito, anche molto note, come Cornovaglia, Galles e Whitstable, hanno assistito a un incremento di strutture disponibili su Airbnb pari al 56% tra il 2019 e il 2022. Sembrerebbe un indice di successo per la piattaforma, ma questo successo è stato presto accompagnato dall’accusa di inondare di turisti le mete più gettonate con affitti a breve termine e, di conseguenza, tagliare fuori dal mercato immobiliare gli abitanti originari del luogo.

Tutte queste preoccupazioni sono state persino discusse in parlamento e il governo ha presentato delle proposte per cambiare le leggi relativi agli affitti vacanze; ad esempio, per i proprietari in Inghilterra è diventato obbligatorio ottenere delle concessioni per convertire le loro proprietà in case vacanze a breve termine per i turisti.

In base ai nuovi regolamenti, il Dipartimento apposito (Department for Leveling Up, Housing and Communities) sta anche deliberando se dare ai proprietari la flessibilità di affittare la propria casa per un numero massimo di notti senza bisogno di permessi e sta valutando una proposta di uno schema di registrazione per gli affitti a breve termine.

Michael Gove, Segretario di Stato per le pari opportunità, l’edilizia abitativa e le comunità, spera che questi nuovi piani evitino che gli abitanti del posto vengano allontanati dalle loro città, paesi e villaggi di origine, e anzi diano loro accesso ad abitazioni dal prezzo abbordabile. Si spera anche che le zone nevralgiche del turismo non diventino città fantasma fuori stagione, quando è facile trovare diverse proprietà vuote.

All’apparenza, Airbnb ha accolto favorevolmente i piani del governo, ma ritiene necessario trovare un equilibrio tra proteggere le condizioni abitative dei locali e supportare le famiglie che mettono in affitto le loro proprietà per far fronte all’aumento del costo della vita. Tuttavia, se è vero che ci sono alcuni abitanti del posto che affittano le loro proprietà su Airbnb, un numero crescente di queste abitazioni a breve termine appartengono a persone che non abitano nel luogo, ma hanno acquistato le proprietà per investimento e profitto. È qui che deve agire la normativa.

Se è vero che queste recenti provvedimenti nel Regno Unito potrebbero servire per dare priorità agli abitanti del posto, è anche vero che devono ancora essere implementati. In Scozia (dove ora è possibile soggiornare nella casa di Shrek), la nuova normativa è già in vigore: da ottobre, i proprietari devono richiedere una licenza per poter concedere in affitto una casa vacanza. In Galles, il governo ha messo in atto una serie di misure per limitare il numero di case vacanza e seconde case, ricorrendo anche a uno schema di licenze che richiede di ottenere una licenza per poter ospitare in affitto.

Il mercato di Airbnb si è certamente allargato nel tempo e la sua influenza sul mercato immobiliare è andata crescendo; di pari passo, però, sembra sia andato crescendo anche un certo scetticismo nei confronti della piattaforma da parte di certi turisti. Alcuni di loro ritengono che, volendo rispettare il tipo di turismo che Airbnb proponeva all’inizio, sarebbe ipocrita soggiornare nelle case senza i proprietari, e opterebbero piuttosto per una stanza nella casa già occupata di qualcuno o per un soggiorno più tradizionale.

Airbnb ha dichiarato che non c’è alcuna prova a sostegno del fatto che le persone rifiutino le proprietà non occupate dai proprietari o quelle che fanno parte di un gruppo di proprietà che fanno capo alla stessa persona o società. Secondo l’azienda, infatti, l’80% degli utenti del sito inserisce solo una proprietà e il 40% degli host dichiara che le entrate extra li aiuta a fronteggiare il carovita.

Il mercato di Airbnb è parecchio affollato ed è già molto competitivo. I proprietari delle strutture in affitto vogliono ovviamente figurare tra i primi risultati di ricerca e, a questo scopo, fanno molto affidamento sulle recensioni. Il funzionamento è simile a quello di altre piattaforme che offrono servizi anche completamente diversi, come quelle che si occupano di confronto e recensione di moltissimi prodotti sul mercato, oppure le banche dati di casinò online, che si servono delle recensioni per aiutare gli utenti a scegliere i migliori casinò con croupier live, ad esempio. Airbnb basa molto il proprio funzionamento sulle recensioni dei clienti e sulle stelle che attribuiscono alle strutture.

Se tutte le normative ancora non in vigore dovessero essere applicate, chi ha in affitto una proprietà su Airbnb potrebbe trovarsi in difficoltà a mantenersi al passo. Solo il tempo saprà dirci se questo mercato cambierà e cosa comporterà il cambiamento sia per gli host che per i turisti.

About Post Author