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Crisi delle scuole paritarie, Mons. Seccia si rivolge alla Regione

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La crisi delle scuole paritarie è una delle conseguenze più pesanti della Pandemia globale legata al Coronovirus che ha colpito tutto il Mondo. Una crisi che era già cominciata prima del lockdown e che ha le sue origini da qualche anno, ma che si è accentuata ancor di più tanto da diventare preoccupante. A mobilitarsi per cercare di evitare il collasso definitivo e per contrastare questa crisi delle scuole paritarie, è la Chiesa Cattolica, nella persona dell’Arcivescovo di Lecce, Mons. Michele Seccia. Lo ha fatto tramite un appello, sotto forma di lettera scritta, al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. All’interno del suo appello si sottolinea tutta la sua preoccupazione per questa crisi delle scuole paritarie. “La comunità cristiana non può tacere di fronte alle difficoltà reali della scuola paritaria pressocché dimenticata dalle istituzioni”. Esordisce così l’arcivescovo metropolita di Lecce, mons. Michele Seccia, presidente della Commissione pastorale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università della Conferenza episcopale pugliese, che poi continua: “Un numero sempre più in aumento di scuole dell’infanzia pugliesi a gestione no profit di cui la gran parte di ispirazione cattolica, difficilmente riaprirà le porte il prossimo settembre alle oltre 15mila famiglie della regione che fino ad oggi hanno scelto la scuola paritaria per l’educazione dei propri figli”.

Crisi delle scuole paritarie, la dichiarazione completa di Mons. Seccia

Mons. Michele Seccia

“L’emergenza sanitaria – ha aggiunto Mons. Michele Seccia, sempre molto attivo nella vita sociale della comunità leccese e da poco protagonista dell’inaugurazione della prima gelateria sociale nata ed aperta nel capoluogo salentino, riguardo la crisi delle scuole paritarie che ormai si è trasformata in emergenza sociale (ma anche frutto di discutibili indirizzi politici per nulla lungimiranti) ha ancor di più compromesso per i genitori la libertà di scegliere il percorso d’istruzione e di formazione umana e civica da offrire ai propri bambini. L’incertezza economica causata dalla pandemia ha provocato il mancato incasso delle rette scolastiche da parte delle scuole dell’infanzia paritarie per cui diversi gestori sono orientati alla chiusura definitiva. Scelte di tale gravità causerebbero numerose e ulteriori gravi conseguenze in termini di servizi essenziali ai cittadini nonché di natura occupazionale ed inevitabili ulteriori costi per le casse regionali e comunali. Avranno lo Stato e le Regioni la capacità strutturale di offrire un servizio adeguato alle centinaia di migliaia di famiglie sul territorio nazionale se scomparissero le scuole dell’infanzia paritarie? È la domanda che un pastore accorto e previdente si deve porre e che a maggior ragione dovrebbe ‘tormentare’ la politica a ogni livello, specie in un momento storico così imprevedibilmente complicato nel quale il bene comune dovrebbe essere l’unica stella polare a guidare le decisioni nei Palazzi”.

“So bene ha concluso mons. Seccia riguardo la crisi delle scuole paritarieche lo scorso 18 giugno, la Conferenza unificata delle Regioni ha approvato lo schema di decreto del riparto regionale del Fondo Nazionale per il Sistema Integrato 0/6 e che lo stesso fondo assegna alla Regione Puglia la somma di 18,5 milioni di euro a cui va aggiunta la compartecipazione regionale. Le scuole dell’infanzia paritarie pugliesi non possono accontentarsi delle briciole, non bastano più. E nemmeno gli innumerevoli sacrifici di istituti religiosi, di cooperative e associazioni saranno più sufficienti a invertire la rotta di una chiusura di massa. Mi unisco pertanto alle richieste giunte da più parti alla Regione Puglia in queste settimane affinché alle nostre scuole dell’infanzia paritarie no profit, a valere sul fondo nazionale del D. Lgs. 65/17, venga assegnato per l’a.s. 2020/21 un contributo non inferiore a 6 milioni di euro da ripartire per ogni bambino frequentante, allo scopo di limitare l’inevitabile aumento dei costi a carico delle famiglie e scongiurare le probabili chiusure”.

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Carmelo Dimitri

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