Per le parole dette da Renato Brunetta, (leggi l’articolo) su come si era espresso il ministro per la Pubblica amministrazione, sullo smart working dei dipendenti pubblici è stata organizzata una raccolta di firme, promossa da Usb, Unione sindacale di base. Si tratterebbe di chiedere al presidente del Consiglio Mario Draghi di “sollevare il ministro della Pa, Renato Brunetta, dal proprio incarico”.
Su Twitter, il deputato di Forza Italia Elio Vito ha scritto: “Lo so che sembra brutto, è del mio partito, ma francamente ho firmato la petizione per le dimissioni da ministro di @renatobrunetta“. Secondo il sindacato, promotore della petizione, “Le recenti affermazioni del ministro Brunetta gettano nuovo fango contro le lavoratrici e i lavoratori pubblici impegnati nello smart working, considerato dal ministro “come una trovata per sottrarsi all’attività lavorativa”.
Ecco quanto aveva dichiarato Brunetta, il 3 febbraio, ai microfoni di Skytg24: “Vaccini e presenza, piuttosto che chiusi a casa, con il telefonino sulla bottiglia del latte a fare finta di fare smart working, perché diciamocelo fanno finta di lavorare da remoto, a parte le eccezioni che ci sono sempre”.
I sindacati hanno reagito. La petizione ha raggiunto più di 3.000 firme in poche poche ore. Usb scrive in una nota: “i contenuti della petizione hanno creato qualche turbolenza anche dentro gli schieramenti politici che sostengono il Governo di Draghi cui la stessa è indirizzata, a partire dalle dichiarazioni di Elio Vito e di Fabiana Dadone che ha preceduto Brunetta alla guida del ministero”.
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