“Trovo scandaloso ed inaccettabile che Bianchi non riceva i rappresentanti degli studenti che gli chiedono di revocare l’articolo 4 del decreto legge che discrimina gli studenti vaccinati dai non vaccinati – scrive sui social – Abbiamo chiesto al ministro un confronto pubblico lo scorso 8 febbraio, più volte sollecitato una sua risposta. Ma silenzio. Ha incontrato soltanto gli studenti della maggioranza parlamentare. Gli studenti sudditi, che hanno accettato la violazione della Costituzione e la discriminazione dei loro compagni”.
“E’ una cosa indegna. Non c’è un unico movimento degli studenti – commenta riferendosi alle recenti manifestazioni degli studenti – Quello che ha manifestato ieri potrà anche essere il numericamente più ampio, ma è uno. In modo assolutamente strumentale agita le bandiere della maturità troppo difficile o dell’alt alla scuola lavoro quando c’è una ferita che sanguina, che è l’eguale diritto allo studio. Eppure Bianchi lo riceve, addirittura dopo l’incontro con le consulte studentesche, per parlare di maturità; ma non viene neanche lontanamente incontro al movimento di chi non accetta discriminazioni in classe”.
“Oltre tutto – continua – la posizione dei ragazzi che hanno manifestato contro la scuola-lavoro è inficiata dall’uso della violenza verbale e fisica. Sono un movimento corporativo che bada a degli interessi personali; quelli degli studenti obbedienti, sudditi del ministro Bianchi, che vogliono ancora e ancora di più perché hanno obbedito. Sbagliano priorità: E così guardano il fuscello nei loro occhi senza vedere la trave che è negli occhi di milioni di loro compagni di scuola, piccoli e grandi, discriminati rispetto all’uguaglianza del godimento del sacrosanto diritto allo studio”.
“Posso comprendere che nei giovani ci sia depressione o rabbia – conclude riferendosi agli scontri con le forze dell’ordine – Ma non si risponde alla violenza con la violenza, che inizia dalle parole e poi passa agli atti. Le forze dell’ordine vanno rispettate e amate come tutte le persone che non la pensano come noi. La rabbia va controllata e trasformata in azione ragionevole. In disobbedienza civile. Si fa attraverso piccoli atti: come entrare in biblioteca e chiedere libri pur non avendo il green pass rafforzato e senza reagire all’intervento delle forze dell’ordine, perché se si infrange la legge non si reagisce con la violenza”.
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