Quello che è stato ribattezzati il “Caso finocchiona” risale a una decina di giorni fa, ma è diventato virale nelle ultime ore.
Perché la censura di Facebook si è precipitata su quel termine, “finocchiona”, reputandolo una variante di uno degli insulti più comuni di natura omofoba.
L’algoritmo del social network, quindi, ha confuso il famoso insaccato con l’offesa.
A segnalare la censura è stata la pagina “Interiora Design” che si è vista cancellare un post in cui si parlava proprio del celebre salume con una motivazione che fa capire benissimo il fraintendimento inaspettato: “La tua inserzione sembra insultare o prendere di mira gruppi specifici di categorie protette, pertanto non rispetta i nostri standard della community”.
“Caro Facebook, vorremo dirti che Finocchiona non è un insulto ma un insaccato tipico toscano, l’offesa sta nel non conoscere questa prelibatezza”, si legge in un post successivo pubblicato sulla stessa pagina poi tornata visibile.
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