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Facebook scambia un salume per un insulto e censura una pagina: “Peccato che l’algoritmo non mangi finocchiona”

Pubblicato il 2 Febbraio, 2023

“Sicuramente non potremo far assaggiare a un algoritmo il nostro panino alla Finocchi😮n@, ma possiamo invitare Mark Zuckerberg a provarlo. In attesa di averlo come ospite, vi aggiorniamo sulla vicenda con gli articoli che i giornali italiani hanno dedicato a questo misunderstanding tra noi e la censura di Facebook”.

Per Facebook è un termine offensivo e così scatta implacabile la censura. Ma la gaffe è clamorosa, così come, ormai, ci scherzano su i gestori della pagina “Interiora Design”.

Quello che è stato ribattezzati il “Caso finocchiona” risale a una decina di giorni fa, ma è diventato virale nelle ultime ore.

Perché la censura di Facebook si è precipitata su quel termine, “finocchiona”, reputandolo una variante di uno degli insulti più comuni di natura omofoba.

Così come spiega il dizionario online della Treccani, però, la finocchiona è un “salume tipico toscano fatto di carne di maiale finemente tritata, aromatizzata con semi di finocchio”.

L’algoritmo del social network, quindi, ha confuso il famoso insaccato con l’offesa.

A segnalare la censura è stata la pagina “Interiora Design” che si è vista cancellare un post in cui si parlava proprio del celebre salume con una motivazione che fa capire benissimo il fraintendimento inaspettato: “La tua inserzione sembra insultare o prendere di mira gruppi specifici di categorie protette, pertanto non rispetta i nostri standard della community”.

“Caro Facebook, vorremo dirti che Finocchiona non è un insulto ma un insaccato tipico toscano, l’offesa sta nel non conoscere questa prelibatezza”, si legge in un post successivo pubblicato sulla stessa pagina poi tornata visibile.

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