Un rito protagonista delle Feste Mariane. La lunga veglia del venerdì sera. Poi la Vara che esce dalla Basilica dell’Eremo accompagnata da canti, applausi e un fiume di gente la precede e la segue. Donne con ceri votivi che, scalze, percorrono il lungo cammino fino alla consegna alle autorità cittadine, civili e religiose, per poi proseguire fino alla cattedrale. Tutto per omaggiare il quadro della Madonna della Consolazione che, nel XVI secolo, salvò Reggio Calabria dalla peste.
Usanze che si ripetono, ogni secondo sabato di settembre nella città dello Stretto, dal 1636 ma che questa volta, a causa della pandemia da covid-19, saranno ridotte al lumicino.
Ad annunciarlo ufficialmente, nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso la Curia Arcivescovile di Reggio Calabria, l’arcivescovo metropolita Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, il Prefetto Massimo Mariani e il Questore Maurizio Vallone.
“Siamo tutti dispiaciuti per le decisioni relative alle Feste Mariane – esordisce Mons. Morosini -. Bisogna far capire ai fedeli che tutto è stato valutato avendo come obiettivo il bene comune della città, dei cittadini, e tutti gli aspetti salvabili della nostra tradizione di fede. Riscopriamo il lato più bello e profondo delle Feste patronali – aggiunge – che è il colloquio di fede tra l’individuo, la collettività e il Santo Patrono”.
A presentare il programma religioso delle Feste, il vicario generale dell’arcidiocesi e rettore del Seminario, Don Salvatore Santoro. Non si svolgerà la tradizionale veglia del venerdì notte e, nella giornata di vigilia, dopo la messa delle 19, la basilica dell’Eremo rimarrà chiusa. Il giorno dopo, abolita la processione: il quadro della Madonna, infatti, verrà consegnato all’Arcivescovo metropolita in forma strettamente privata. I fedeli potranno omaggiare la sacra effige presso la cattedrale cittadina in determinate finestre orarie, seguendo un percorso predefinito.
Nella giornata di martedì, infine, dalle ore 19 fino alle 23, il quadro verrà portato in forma solenne sul sagrato della cattedrale per una celebrazione di preghiera assieme ai fedeli presenti in piazza.
Nonostante il tono minore, quindi, verrà rispettato il detto reggino: “cu terremoti, cu guerra e cu paci, sta festa si fici, sta festa si faci”.
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