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Figlio del generale Figliuolo agevolato dal padre? Inchiesta aperta a Bolzano

Nel 2019, il terzo reggimento Alpini è stato inviato in Lettonia in missione Nato, ma toccava al nono, “già approntato e
pronto a partire”. Ciò sarebbe accaduto al fine di agevolare Federico Figliuolo, allora capitano: era a capo della trentaquattresima compagnia del terzo reggimento Alpini.

Pubblicato il 11 Marzo, 2022

Nel 2019, il terzo reggimento Alpini è stato inviato in Lettonia in missione Nato, ma toccava al nono, “già approntato e
pronto a partire”. Ciò sarebbe accaduto al fine di agevolare Federico Figliuolo, allora capitano: era a capo della trentaquattresima compagnia del terzo reggimento Alpini. Si tratta del figlio del commissario dell’emergenza Covid-19, il più noto generale Francesco Paolo Figliuolo, che allora era a capo del Comando logistico dell’Esercito. Le Truppe alpine avrebbero ottenuto di rimando “materiali speciali, forse motoslitte”. I fatti sono stati riportati, oggi 11 marzo, da Il Fatto Quotidiano.

Figliuolo e il figlio non sono indagati

Un testimone anonimo ha raccontato l’episodio, contenuto in un esposto depositato alla Procura di Bolzano il 10 novembre 2021 dal maresciallo dell’Esercito Carlo Chiariglione, presidente nazionale di Assomilitari. Dopo la denuncia, i Pm hanno aperto un’inchiesta, nella quale non sono indagati Figliuolo o il figlio, né altre persone citate.

Conferma quanto riportato nella denuncia il generale di Divisione Marcello Bellacicco, colui che al tempo dei fatti era vice comandante delle Truppe alpine. Le dichiarazioni sono allegate all’esposto e sono state registrate in sede di indagine difensiva dall’avvocato Giulio Murano, legale incaricato dall’associazione. Senza indagati e senza ipotesi di reato, il fascicolo numero 2305/21 è aperto a modello 45.

Secondo il denunciante, avrebbe raccontato la vicenda il generale di Corpo d’Armata, Claudio Berto (oggi in pensione), allora comandante generale delle Truppe alpine. Era il 19 febbraio 2019 e il contesto era un bar dello Stadio del ghiaccio di Dobbiaco (Bolzano). C’era una serie di persone, tra le quali due generali, un colonnello e un maggiore, suoi sottoposti. Affermazione attendibile? L’esposto continua: “Tale affermazione il generale Berto l’ha ripetuta, anche in al-tre situazioni e sedi ad altri soggetti”, tra i quali un colonnello delle Truppe alpine.

Il nono reggimento Alpini era rientrato a dicembre 2018 dall’Operazione “Baltic Guardian”: era stato sostituito dal settimo bersaglieri. Nel dicembre 2019 (lo affermano i pm), i soldati di stanza all’Aquila sarebbero dovuti ripartire verso la base di Adazi. Ecco quanto si legge nella denuncia: “Il generale Berto in tale situazione ha iniziato a raccontare ai presenti che il generale Figliuolo poco prima gli aveva richiesto di poter modificare il piano impiego estero dei reparti Alpini, già formalmente definito”. Si chiedeva, sempre secondo il denunciante, “di togliere dalla pianificazione operativa per l’impiego all’estero il nono Reggimento Alpini (L’Aquila) (…) e di conseguenza impiegare il terzo Reggimento Alpini (Pinerolo), in teoria non ancora approntato, al solo fine di poter far partire la trentaquattresima compagnia, comandata dal Capitano Figliuolo”.

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