Oppure, un tampone. Ma soltanto quello che, se non si dovesse giungere in tempo per usufruire di quello messo a disposizione gratuitamente a Roma nel centro tamponi di Fiumicino, costa 20 euro.
Insomma, il Governo Usa ritiene più attendibile la certificazione di un medico di famiglia, del lasciapassare verde italiano.
Dando un’occhiata Viaggiare Sicuri, il sito istituzionale messo a disposizione dal Ministero degli Affari Esteri, quella chiarezza normativa che dovrebbe garantire è nebulosa. Perché cliccando sulla pagina che rimanda alle normative da rispettare per raggiungere gli Stati Uniti si legge che chi “ha recentemente contratto il Covid-19 e che in Italia è titolare di green pass rilasciato con la somministrazione di un’unica dose di vaccino è necessaria la presentazione di un risultato positivo al test virale Covid-19 effettuato non più di 90 giorni prima della partenza del volo, unitamente ad una lettera di un operatore sanitario autorizzato o di un funzionario di sanità pubblica attestante che l’interessato/a è idoneo a viaggiare“.
Per cercare di non rischiare di rimanere a terra, dunque, non bisogna compiere l’errore di sentirsi al sicuro perché in possesso del green pass. Per gli americani è più importante un tampone nelle ore precedenti alla partenza o la firma di un medico.
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