Interviste Inattuali: abbattere le barriere mentali, un incontro con Marco Bottardi e 3 idee sulle disabilità

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Disabilità: un mondo ancora sconosciuto per molti, un universo dove ci sono storie fantastiche di impegno civile. Nonostante tutto i pregiudizi e l’ignoranza spesso sono duri da vincere. Incontriamo Marco Bottardi, che a Desenzano e non solo ha fatto e continuerà a fare davvero tanto. Le vere barriere sono quelle mentali …

Buongiorno, Marco, puoi presentarti?

Buongiorno, mi chiamo Marco Bottardi e ufficialmente nasco il 20 luglio del 1973 a Desenzano del Garda in ospedale anche se poi a dire il vero rinasco su di un marciapiede a 100 metri da casa la sera del 19 aprile del 2010.

Vogliamo la stazione di Desenzano del Garda accessibile: una pagina Facebook che testimonia un impegno, ma anche un motto che ha unito tantissime persone: puoi spiegarci i termini della questione?

In due parole la mancanza di sensibilità nell’ abbattimento delle barriere mentali che poi si trasformano in barriere architettoniche per tutte le persone esse siano a ridotta mobilità che normodotati in quanto un gradino di circa 17 cm posizionato come ingresso in una stazione ferroviaria come nel nostro caso a Desenzano del Garda ovvero la stazione che apre le porte a milioni di turisti pendolari annui è un vero smacco per il patrimonio UNESCO nonchè un pessimo biglietto da visita. Per questo mi sono impegnato.

Quali sono stati i principali problemi che hai dovuto affrontare?

I problemi sono quotidiani, perché la gente si immedesima con molta difficoltà sentendosi sempre un pochino onnipotente e pensando con difficoltà che una cosa come è successa a me capiti solo agli altri. Così come del resto pensavo io fino a quella sera che mi ha reso paraplegico in seguito ad un incidente stradale in sella alla mia motocicletta. I problemi riguardano anche la mal gestione dell’ abbattimento delle barriere architettoniche attraverso progetti promessi durante le campagne elettorali e mai mantenute nel proseguo dei mandati attraverso la realizzazione di PEBA Piano Abbattimento Barriere Architettoniche fatto eseguire ad hoc da associazioni davvero valide e certificate ma mai realizzati tenendolo nei cassetti solo perché magari realizzati dalla precedente amministrazione che magari è di un altro colore per così dire. La disabilità non ha colore e a mio parere la diversità sa essere un valore aggiunto, un nuovo punto di vista.

Quali sono state invece le sorprese positive che hai incontrato sul tuo percorso?

Le sorprese sono quotidiane in quanto sono la voce di tante e tante persone che mi incoraggiano a proseguire a testa bassa nel mio lavoro, nel mio impegno ricordando le leggi e la nostra Costituzione italiana.

Oggi la situazione a che punto è?

Oggi la situazione in centro storico così come in stazione è completamente in stallo ed è un vero peccato non avere capito il vero valore aggiunto dell’ abbattimento delle barriere architettoniche ed il conseguente valore aggiunto del turismo accessibile. Ovvero una attenzione nei confronti di tutti gli utenti a ridotta mobilità che sono davvero tanti.

Disabilità: una parola che ancora oggi non è pienamente accettata dalla nostra società. Qual è il tuo pensiero?

La disabilità sta negli occhi di chi ci guarda, la mia è evidente certo ma dato che gli occhi sono lo specchio dell’ anima a mio parere ci sono tante e tante disabilità interiori che limitano molto di più di due ruote e se poi troviamo delle pedane ed un piano efficiente per abbattere le barriere architettoniche non ci poniamo davvero limiti, anzi, le limitazioni sanno essere sempre dei punti di ripartenza molto stimolanti ed eccitanti.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

I miei prossimi obiettivi sono il proseguire sempre nei miei progetti di sensibilizzazione e pubblicare il mio libro autobiografico dal titolo un pochino provocatorio ” io per me sono stato uno stronzo “ che racconta il mio prima e il mio dopo.

Un pensiero/idea/suggestione per chiudere e un saluto ai lettori di Day Italia News

Come sostengo, qualunque cosa succeda nella vita l’ importante è dare un senso al dopo, perché tutti abbiamo un prima e un dopo, ma il prima esiste se riusciamo poi a dare un senso, una svolta di vita al nostro dopo guardando al prima con un sorriso e non con un rimpianto fatto di rimorsi.

Un saluto a tutti e un ringraziamento a Simone De Clementi

Grazie a te Marco, di cuore…

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Simone De Clementi

Simone De Clementi è nato a Varese il 13 febbraio 1969. Laureato in Filosofia della scienza presso l’università degli Studi di Milano, è specializzato in Bioetica e in Comunicazione scientifica. Ha collaborato per anni con l’Agenzia Zadig, scrivendo su Tempo Medico, Occhio Clinico, gli Ospedali della Vita, Corriere Salute, la Macchina del Tempo, Sorrisi e salute e su vari siti di informazione. Esperto del settore socio sanitario e di comunicazione, in tutti i suoi aspetti, vive oggi a Desenzano del Garda.

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