Arrivano notizie a dir poco sconcertanti riguardo al fatturato della mafia nel prodotto interno lordo italiano. Si parla infatti di 40 miliardi di euro all’anno, il 2 % del Pil italiano.
A precedere con questi dati la mafia ci sono soltanto Eni, Gse ed Enel. I dati provengono da uno studio della Cgia, che ha notato come l’Unione Europea sin dal 2014 abbia consentito a tutti i paesi di conteggiare all’interno del prodotto interno lordo anche le attività illegali, anche se comunque si tratta di dati sottostimati.
Così per l’Italia la ricchezza nazionale è stata gonfiata di ben 17,4 miliardi di euro e le organizzazioni economiche criminali, pur essendo più diffuse nel Mezzogiorno, hanno piantato le loro radici anche le Centro-Nord. Le provincie più investite da questo fenomeno sono Roma, Ravenna, Latina, Genova e Imperia.
Poco più giù quelle di Torino, Lodi, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Varese, Milano, Brescia, Savona, La Spezia, Bologna, Prato, Ferrara, Rimini, Pistoia, Firenze, Livorno, Arezzo, Viterbo, Ancona e Macerata. La terza fascia è rappresentata dalle province del Triveneto, la Valle D’Aosta e l’Umbria. Nel Sud le province immuni dal fenomeno mafioso sarebbero le province di Matera, Chieti, Campobasso, Oristano, Olbia-Tempio e Sassari.
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