Dopo lo spinoso caso di Fabio Ridolfi, che ha deciso di abbracciare la morte tramite la sedazione profonda, c’è un’altra questione molto delicata portata alla luce dall’Associazione Luca Coscioni, quella di “Mario” (nome di fantasia), il primo caso di suicidio assistito in Italia.
L’associazione spiega che tutta la strumentazione ed i medicinali necessari per accompagnare “Mario” verso la morte non sono stati pagati dallo Stato, ma tramite una raccolta fondi.
La notizia è stata comunicata tramite Twitter dall’Associazione Luca Coscioni, associazione no-profit per l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, la quale ha spiegato di essere entrata in possesso dell’apparecchiatura e del farmaco ordinati da “Mario”, la prima persona alla quale è stata concessa il suicidio medicalmente assistito.
L’associazione spiega però che lo Stato italiano non si è fatto carico dei costi per l’assistenza al suicidio assistito, né tanto meno per l’erogazione del farmaco.
Ecco il contenuto del tweet: “+++ L’Associazione Luca Coscioni comunica di essere entrata in possesso e aver consegnato l’apparecchiatura e il farmaco ordinati da “Mario”, la prima persona che può legalmente scegliere il suicidio medicalmente assistito in Italia. +++ #16giugno”.
Come spiega l’associazione sul suo sito, l’apparecchiatura e il medicinale necessario sono stati pagati tramite una raccolta fondi tra i cittadini che, in pochi giorni, ha consentito di raccogliere la cifra necessaria, circa 5.000 euro.
“Mario” si è spento questa mattina e la sua vera identità è stata svelata dopo la sua morte, come da lui espressamente richiesto. Si tratta di Federico Carboni, 44enne di Senigallia, che ha deciso di restare anonimo fino alla sua morte, come comunicato dalla stessa Associazione.
Prima di andarsene per sempre ha però voluto lasciare questo messaggio ai posteri: “Grazie a tutti per avere coperto le spese del “mio” aggeggio, che poi lascerò a disposizione dell’Associazione Luca Coscioni per chi ne avrà bisogno dopo di me. Continuate a sostenere questa lotta per essere liberi di scegliere”.
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