Così Alessia Randazzo.
Su Facebook, Randazzo si rivolge al boss mafioso chiamandolo con il nome che aveva usato quando frequentava l’ospedale oncologico:
Il riferimento è agli atroci crimini, così come quello del 12enne Giuseppe Di Matteo, strangolato e poi sciolto nell’acido per ordine di Messina Denaro dopo due anni di prigionia.
A chi invece ha sollevato dubbi e sospetti sul personale della clinica e su quanto fossero davvero ignari che quel paziente altri non fosse se non il boss mafioso, l’avvocata Randazzo risponde: ” Ci sono persone che da oltre vent’anni escono di casa ogni mattina per servire e non per apparire e che con il loro lavoro hanno dimostrato concretamente che il miglior medico in Sicilia non è più l’aereo. Non è la prima, né sarà l’ultima volta che saremo chiamati a pagare un prezzo per i nostri sforzi, per quel peso quotidiano che ci opprime l’anima ma che abbiamo imparato a trasformare in abbraccio. Le spalle oramai si sono fatte larghe. Un giorno qualunque, i riflettori si posano un’altra volta su questo arcobaleno orgoglioso e un istante dopo, ignari di come si sta al mondo, gli elefanti dei giudizi sommari gli riversano addosso giacimenti di cattiveria liquida. Scegliere la strada più faticosa e meno illuminata è il rischio che si corre quando nella vita si sceglie consapevolmente di evitare qualsiasi scorciatoia. La dignità, si sa, costa fatica ed è in questa fatica che, insieme a tanti, anch’io io ho trovato il senso della mia vita”.
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