Milano: il bimbo in bici ucciso da un drogato “privo di umanità e pericoloso”

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“Totalmente privo di umanità e pietà in occasione del sinistro”.

Così scrive il gip Fiammetta Modica nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, dopo alcuni giorni in cui era stato indagato a piede libero, per Nour Amdouni, il ventenne che lo scorso martedì ha investito e ucciso un bambino di 11 anni, Mahanad Moubarak, che col padre stava percorrendo in bici la via Bartolini, a Milano.

Sul momento si era allontanato senza nemmeno frenare, salvo costituirsi alcune ore dopo. Amdouni, spiega la Procura, guidava senza patente, che non aveva mai preso, era sotto l’effetto di droga  e aveva “la gamba sinistra ingessata”.

L’uomo ora è accusato di omicidio stradale con l’aggravante della fuga.

Amdouni  andava a una velocità “non inferiore a 90 chilometri all’ora” in una zona dove il limite è di 50, in via Bartolini, quando ha investito Mahanad che veniva dalla direzione opposta.

E non solo non si è fermato per soccorrerlo, ma è scappato “senza rallentare” a bordo della Smart con targa svizzera, intestata a un’azienda elvetica, “ormai gravemente danneggiata”. L’auto era stata trovata poco dopo.

Amdouni si era costituito alla polstrada nelle ore seguenti dicendo che era scappato perché preso dal panico.

Secondo la Procura, invece, aveva dimostrato una “allarmante freddezza” e “lucidità” “senza neppure curarsi minimamente – soltanto per umana pietà – delle sorti del ragazzino”. E si era costituito per calcolo.

Essendo passato tempo non poteva essere arrestato in flagranza e costituendosi evitava un provvedimento di fermo. Da qui la richiesta della custodia cautelare in carcere proporzionata “all’estrema gravità dei fatti”.

Perché secondo la Procura il comportamento di Amdouni denota una “elevata pericolosità sociale” e “incapacità di autocontrollo e di pietas”.

La misura della custodia cautelare in carcere “viene pertanto ritenuta proporzionata all’estrema gravità dei fatti oltre che l’unica concretamente idonea ed adeguata a soddisfare le relative esigenze cautelari; ogni altra misura cautelare, compresa quella degli arresti domiciliari, risulterebbe inidonea a perseguire tali preminenti e inderogabili finalità di tutela della collettività e di salvaguardia delle esigenze probatorie” si legge nella nota della procura di Milano.

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Redazione Nazionale

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