Milano, parla Bruna, la donna picchiata dai vigili: “Non mi sono spogliata e non ho minacciato di infettarli”

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“Non mi sono spogliata e non ho dato fastidio a nessun bambino. Là non c’erano bambini”.

Così Bruna, la donna transessuale 41enne colpita selvaggiamente da quattro agenti della polizia locale di Milano. È originaria di Fortaleza, in Brasile, ma da 29 anni è a Milano.

Il Corriere la intervista dopo averla raggiunta a una panchina di un giardinetto nei dintorni di via Padova, dove si trova con alcune amiche,
 
“Adesso sto bene ma ho avuto tutto ieri mal di testa e bruciore agli occhi”, racconta.

“Quando sono intervenuti i vigili al parco Trotter ero agitata, è vero. Stavo litigando con cinque peruviani ubriachi che mi stavano insultando”, spiega.

Alla domanda se è vero che minacciava di infettare gli agenti, dicendo di avere l’Aids, risponde con fermezza: “Non è assolutamente vero. L’unica cosa che ho fatto è stato mordermi la mano dal nervoso. Io quando mi arrabbio, mi arrabbio, ma non sono violenta. Ero arrabbiata perché hanno preso me e non quel gruppo di peruviani che mi insultavano. La sera prima avevo bevuto un po’ e fumato uno spinello”.

“Mi hanno messo in auto – è la sua versione di quel che poi è accaduto – Io ho iniziato a lamentarmi e loro mi dicevano zitta, zitta, stai buona. Allora ho dato testate contro il plexiglas, quello che divide i sedili posteriori da quelli anteriori nell’auto di servizio. E quello che era il capo ha detto di fermare l’auto: Adesso gli diamo delle botte. Ha cercato di prendermi per i capelli per farmi scendere ma io l’ho spinto via e sono scappata. Ho provato a nascondermi in un’aiuola ma mi hanno trovata”.

Il resto è quello che racconta il video diventato virale. 

Le manganellate, lo spray urticante: “Poi mi hanno ammanettata e prima di rimettermi in auto mi hanno spruzzato di nuovo lo spray negli occhi. Il bruciore mi faceva impazzire”.

Portata nelle celle di via Custodi, ci rimarrà almeno sei ore. Riceve la visita di un rappresentante del consolato brasiliano.

“È stato bruttissimo. Mi sono sentita trattata come un cane – dice commuovendosi – Io alzavo le mani, chiedevo che non mi picchiassero. Ho avuto tanta paura. Ora voglio denunciarli”.

Ha tempo 90 giorni (a partire da ieri) per sporgere denuncia: se non dovesse farlo – essendo, in base alla riforma Cartabia, un reato perseguibile con querela di parte – la Procura dovrà chiudere l’indagine dichiarando l’improcedibilità.

Intanto, gli inquirenti al momento procedono a carico di ignoti per lesioni aggravate dall’abuso della pubblica funzione. E’ escluso che le iscrizioni nel registro degli indagati arriveranno già oggi, perché in Procura vogliono definire e distinguere con chiarezza la posizione degli agenti protagonisti della vicenda.

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Redazione Nazionale

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