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Di Maio

Minacce di morte a Di Maio: “Putin fallo ammazzare”

Pubblicato il 4 Aprile, 2022

“Putin manda qualcuno ad ammazzarlo”, “Di Maio con una spranga nel cervello”, “ti faranno fuori”, “verme lurido porco, appeso per le palle”, “crepa bastardo”, così, su Telegram, si minaccia Luigi Di Maio.

Il ministro degli Esteri è l’oggetto del livore in diverse chat anche su altri social. Toni violenti, feroci, che augurano la morte, una morte orribile.

Tra gli utenti spuntano foto profilo con la Z, quella che, da quando è apparsa sui mezzi dell’esercito inviato da Putin per aggredire l’Ucraina, rappresenta anche i filo russi.

Diverse le immagini di bare e asce con commenti minatori rivolti a Di Maio, all’interno dei quali vengono rilanciati i post social del titolare della Farnesina e articoli di giornali pubblicati da Di Maio per prendere posizioni nette di condanna contro Putin.

“Prelevarlo e spedirlo nei gulag», “uccidetelo”, “impiccati terrone“, si legge ancora nei messaggi minacciosi che si sui social.

Giuseppe Conte, presidente del M5S, invia a Di Maio tutto il suo sostegno e quello del Movimento.

“Non basta però la semplice solidarietà: questi codardi vanno perseguiti e assicurati alla giustizia – afferma in una nota – Non ci faremo intimidire dalle minacce di fanatici, folli che si alimentano del clima di odio e orrore che la guerra porta con sé”.

Non è la prima volta che Di Maio è oggetto di pesanti intimidazioni.

L’anno scorso ha avuto indesiderate attenzioni dall’Isis dopo aver co-presieduto per la prima volta a Roma con il segretario di Stato americano Antony Blinken la riunione ministeriale della coalizione anti Daesh.

Di Maio

Il settimanale dell’Isis al Naba ha pubblicato un articolo di minacce nei confronti dell’Italia e del ministro degli Esteri, nel quale si leggeva: “Il dossier più pesante e importante sul tavolo dell’alleanza dei crociati a Roma è l’Africa e la regione del Sahel. Il ministro degli Esteri italiano ha ammesso che non basta combattere lo stato islamico in Iraq e Siria, ma bisogna guardare altre regioni in cui è presente, sostenendo che l’espansione dello stato islamico in Africa e nel Sahel desta preoccupazione e proteggere le coste europee significa proteggere l’Europa”.

“Non è un caso – continuava il giornale che fa riferimento allo Stato islamico – che i crociati e i loro alleati si incontrino nella Roma crociata e non c’è dubbio che i timori di Roma siano giustificati, poiché è ancora nella lista dei principali bersagli dei mujahidin. I mujahidin dell’Isis stanno ancora aspettando il compimento della promessa di Dio onnipotente nei loro confronti: questa è Dabiq, questa è Ghouta, questa è Gerusalemme e quella è Roma e noi vi entreremo senza false promesse”. 

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