Nuove povertà: prime necessità messe a repentaglio (intervista)

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Nuove povertà: sono sempre più diffuse. E’ avvenuto in un attimo: persone in grado di bastare a loro stesse non lo sono più. Sulla tavola scompaiono i generi di prima necessità, ormai ridotti a immagini sfocate, in un’esistenza privata del sostentamento: come procurarsi il cibo, quando non si ha moneta per acquisirlo dagli scaffali dei supermercati? Il presidente della Repubblica Sandro Pertini pose questa domanda: “Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli?” La libertà non prescinde dai mezzi di sussistenza. Chi ha letto Le nuove povertà di Zygmunt Bauman e si è interrogato su come si determina l’argomento vivendo ogni giorno in una società consumistica, che non ripara l’oggetto e che crea fittizie abitudini, non aveva previsto il caso eccezionale, il fermo forzato del lavoro: in un’espressione, l’emergenza Coronavirus.

Nuove povertà: se ne parla in Consiglio comunale

Abbiamo interpellato in argomento Carla Cimoroni, consigliera comunale della Coalizione sociale.

Che cosa si può fare nella pratica, contro le nuove povertà? “E’ necessario focalizzare le condizioni degli svantaggiati: ho richiesto per il 17 giugno che si dialoghi al livello della III Commissione consiliare alle Politiche sociali, al fine di affrontare il problema in maniera concreta: il fine è porre (e tentare di risolvere) il problema nei fatti, non ponendosi in contrasto con l’Amministrazione, ma volgendo lo sguardo al risultato. L’intento di un’azione in tale ambito è organizzare, sentendo i rappresentanti delle associazioni: contro le nuove povertà si sono mosse molte realtà consolidate, come Caritas o Croce Rossa, ma non sono mancati nuovi volontari che si sono messi a disposizione”.

Nuove povertà: ricorso per i buoni pasto

Come si è delineata la situazione? “Le richieste sono risultate decuplicate e si sono determinate raccolte volontarie, nell’ambito dell’associazionismo. Come è noto, a livello nazionale sono stati stanziati 400 milioni per la distribuzione di buoni su base comunale: a L’Aquila ne sono arrivati 368.000. Per i primi 300.000 l’utilizzo in buoni pasto è stato veloce, meno quello dei rimanenti 68.000, destinati a pacchi alimentari: se ne è occupata la Casa del volontariato, in convenzione con il Comune. Il bando è stato oggetto di ricorso da parte di coloro che non erano stati presi in considerazione, in quanto prevedeva come aventi diritto, inizialmente, soltanto residenti e stranieri con permessi di lungo soggiorno: il Tar ha accolto. Ma il problema non è stato risolto, le necessità primarie premono sulle persone: si attendono nuovi fondi dal Governo. La problematica non è mai stata legata alla necessità di cibo, posto che gli approvvigionamenti nei negozi sono stati garantiti fin dall’inizio: più facilmente alla necessità di denaro“.

Chi si mette nei panni di chi è colpito dalle nuove povertà? “Si tratta di vivere giorno per giorno: si tratta di pagare bollette, utenze, affitti, che non aspettano. Andare avanti senza gas e acqua: ecco che cosa avviene alle famiglie svantaggiate. Si parla di spese crude, vitali: la burocrazia è un ostacolo. Il buono alimentare è soltanto una faccia della medaglia. Si presti attenzione a quel che è avvenuto: in una prima fase disabili psichici con patologie gestibili si sono trovati chiusi in casa, con il solo supporto del nucleo familiare. Lavoratori precari o in nero, sottoposti a fermo forzato, sono stati lasciati a loro stessi. I piccoli lavori sono stati interrotti senza preavviso. Dall’oggi al domani, individui si sono trovati in condizioni pesantemente critiche. Hanno paura di palesarsi, di perdere dignità. Il flusso di denaro destinato a molte famiglie risulta interrotto. Si pensi ai casi nei quali vengono meno gli stessi indennizzi, che per gli aventi diritto spesso sono in ritardo. Ci sono coloro che attendono la Cassa integrazione. E’ necessario agire tempestivamente, agire nella pratica”.

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Isabella Lopardi

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