Il taekwondo è arte marziale orientale che denota una antica sapienza. Ora è in azzurro. Vito Dell’Aquila, che ha già brillato ai Mondiali di Muju 2017 e agli Europei di Kazan 2018, ottenendo per due volte il bronzo nei 54 chilogrammi, ha raggiunto la finale nella categoria 58 Kg alle olimpiadi di Tokyo 2020. Ha surclassato se stesso, poiché come appare chiaro si attende un oro, o un argento: tra le prime medaglie dell’Italia alle Olimpiadi.
Ci siamo quasi: la finale è in programma alle ore 14 e 45. L’atleta, che è nato a Mesagne in Puglia, all’alba del Terzo Millennio, affronterà il tunisino Mohamed Khalil Jendoubi. La semifinale ha visto Vito, appena ventenne, surclassare l’argentino Guzman, per 29-10. Dell’Aquila ha cominciato a praticare il taekwondo a otto anni nella palestra del maestro Roberto Baglivo. Tutto è iniziato dalla predilezione di suo padre per le arti marziali e i film di Bruce Lee. Vito, bambino timido, ha fatto propria la passione paterna. Poi è sbocciato.
Il taekwondo nasce in Corea: è uno sport da combattimento a contatto pieno, nato fra gli anni 1940 e 1950. E’ basato principalmente sull’uso di tecniche di calcio. Combina tecniche di combattimento volte alla difesa personale e alla pratica agonistica soprattutto come sport olimpico, ma anche come esercizio e, in alcuni casi, filosofia e meditazione. Forza Vito.
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