Arriva una nuova svolta sull’omicidio di Copertino. La vicenda relativa all’assassinio dell’ex maresciallo dei carabinieri, in pensione al momento dei fatti, Silvano Nestola. La sera dello scorso 3 maggio, il 45enne salentino fu raggiunto da quattro colpi di fucile fuori dall’abitazione della sorella, nei paraggi della sua auto. L’ex maresciallo era andato a cena dalla sorella insieme al figlio di 11 anni. Un mese fa la notizia che l’unico indagato sul caso restava Michele Aportone, padre dell’ex compagna della vittima che avrebbe ucciso l’ex maresciallo anche perché non vedeva di buon occhio la relazione tra lui e la figlia, tanto da controllare in maniera ossessiva la donna e giungere addirittura al delitto. Nello stesso tempo fu stralciata la posizione della moglie di Aportone, che in un primo momento si pensava potesse essere complice del marito.
Ora, il 71enne di San Donaci, che di fatto è rimasto l’unico indagato per l’omicidio di Copertino, potrebbe lasciare il carcere. Il suo avvocato, infatti, ha chiesto, sulla base di una consulenza di parte, che venga riconosciuta la condizione di incompatibilità con il regime carcerario a causa di patologie che necessiterebbero di assistenza domiciliare. Il gip Sergio Tosi ha accolto la richiesta, ma a verificarne la fondatezza dovrà essere ora la dottoressa Francesca Rucco. Aportone, dunque, potrebbe lasciare il penitenziario in cui è recluso e scontare la pena, per l’omicidio di Copertino, ai domiciliari con braccialetto elettronico.
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