Una partita di calcio si trasforma in una guerriglia urbana: calciatori ospiti aggrediti da avversari e tifosi [VIDEO]

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La partita tra Bursaspor e Amedspor, in Turchia, si è trasformata in una vera guerriglia urbana e così un campo di calcio è diventato un campo di battaglia.

Non c’entra nulla la rivalità sportiva né la posizione in classifica delle due squadre, la scintilla che ha fatto esplodere la miccia della violenza è di natura politica ed etnica.

Scene di inaudita violenza su un campo di calcio: cosa è successo?

Che non sarebbe stata una partita normale lo si capisce sin da subito, quando la squadra ospite dell’Amedspor durante il riscaldamento viene aggredita dagli stessi calciatori di casa.

Tutto è stato denunciato dall’Amedspor che in un tweet fa sapere: “Alla fine della partita i nostri giocatori sono stati attaccati fisicamente nei corridoi degli spogliatoi dal supervisore della sicurezza privata del Bursaspor, dal responsabile della sicurezza del club, dal personale del club e dagli agenti di sicurezza”.

Il match si è svolto in un clima surreale, dove il direttore di gara ha permesso ai tifosi e agli stessi calciatori del Buraspor ogni tipo di intemperanza.

Quando i calciatori ospiti andavano a battere un calcio d’angolo, su di loro pioveva di tutto: bottigliette, accendini, oggetti vari e addirittura un coltello, senza contare i petardi che esplodevano in continuazione.

Di scene allucinanti se ne sono viste dentro e fuori lo stadio: in un altro video un giovane tifoso dell’Amedspor sotto minaccia viene costretto ad alzare la bandiera del Buraspor e inneggiare alla squadra rivale.

Il perché di tanto odio

Ma da dove nasce il seme di tanta follia? Le motivazioni sono di natura etnica e politica, poiché l’Amedspor ha sede a Diyarbakir, una delle città turche che annovera il maggior numero di curdi, tanto da essere definita la capitale del Kurdistan turco.

La stessa Turchia a livello politico è dilaniata e spaccata all’interno: da un lato c’è una fazione che chiede l’indipendenza del Kurdistan, l’autonomia regionale, il riconoscimento di diritti politici, civili e culturali per i curdi residenti in Turchia, d’altro lato il Governo centrale che invece reprime questi rigurgiti indipendentisti anche con le maniere forti.

Tra gli indipendentisti c’è anche il PKK, partito dei separatisti curdi considerato dal Governo centrale un’organizzazione terroristica.

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Redazione Nazionale

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