Stop plastica monouso dal 14 gennaio: L’Italia però potrebbe aggirare la norma UE

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L’Italia dice basta alla plastica monouso. Legambiente lancia un monito, attraverso le parole del responsabile scientifico Andrea Minutolo: ” Alcuni produttori che stanno iniziando a mettere sul mercato prodotti “confondenti”, nel senso che si iniziano a vedere piatti, posate, bicchieri in plastica con la scritta riutilizzabili n volte, ma è lo stesso tipo di plastica”

Entra in vigore la legge che ne vieta la produzione e la vendita in Italia. Il nostro Paese recepisce la direttiva Sup (Single Use Plastic) con la quale l’Europa mira a ridurre notevolmente l’impatto di determinati prodotti sull’ambiente, preservando mari e oceani. Per i trasgressori sono previste multe fino a 25mila euro. Si potrà però dare fondo alle scorte.

L’Italia dice basta alla plastica monouso. Scattato stop da venerdì 14 gennaio 2022, con l’entrata in vigore del decreto legislativo 196, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 30 novembre scorso, il divieto di uso della plastica monouso, non compostabile e biodegradabile.

Il nostro Paese recepisce così la Direttiva Ue “Sup” (Single Use Plastic) del 2019, con la quale l’Europa mira a ridurre notevolmente l’impatto di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, preservando mari e oceani. Si stima che la plastica che galleggia negli oceani si aggiri tra i 5 e i 13 milioni di tonnellate e che la metà di questa sia composta proprio da plastica usa e getta.

Messe al bando alcune categorie di plastica: quella non biodegradabile non compostabile. Addio, dunque, a piatti e bicchieri di plastica vecchio stile, bastoncini per le orecchie, cannucce, aste per sostegno dei palloncini, contenitori e bicchieri per alimenti e bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi, attrezzi da pesca che la contengono.

Al bando anche prodotti in plastica oxo-degradabile, ovvero le materie plastiche contenenti additivi che attraverso l’ossidazione comportano la frammentazione della materia plastica in micro-frammenti.

Il decreto-legge è stato emanato con l’intento di promuovere la transizione verso un’economia circolare con modelli imprenditoriali, prodotti e materiali innovativi e sostenibili e punta anche a promuovere l’uso di plastica riciclata idonea al diretto contatto alimentare nelle bottiglie per bevande.

Chiunque contravverrà alle nuove disposizioni verrà sanzionato: la multa va da 2.500 a 25mila euro

Il nuovo decreto, però, dà la possibilità ad esercizi commerciali, produttori ed esercenti di esaurire le scorte di magazzino. Sarà necessario comprovarne l’effettiva immissione sul mercato in data antecedente al 14 gennaio 2022

Per promuovere l’uso di prodotti alternativi a quelli vietati, sono previste agevolazioni per le aziende che ne facevano uso. In che modo? Sotto forma di credito d’imposta, nel limite massimo complessivo di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024. Sono previste anche campagne di sensibilizzazione e, gradualmente, regole per lo smaltimento.

Da qui ad un anno, il ministero della Transizione ecologica dovrà indicare con un decreto i criteri ambientali minimi per i servizi di ristorazione, con e senza l’installazione di macchine distributrici di alimenti, bevande e acqua, nonché i criteri ambientali minimi per l’organizzazione di eventi e produzioni cinematografiche e televisive.

Molto critica con il decreto del governo italiano è tuttavia Greenpeace, che sostiene che “la direttiva offriva l’opportunità di andare oltre il monouso e la semplice sostituzione di un materiale con un altro, promuovendo soluzioni basate sul riutilizzo. L’Italia conferma ancora una volta di avere un approccio miope che favorisce solo una finta transizione ecologica”.

Anche Legambiente lancia un monito, attraverso le parole del responsabile scientifico Andrea Minutolo, raggiunto questa mattina dai nostri microfoni:

“Vi è un vulnus normativo o, se vogliamo un po’ una furbata di alcuni produttori che stanno iniziando a mettere sul mercato prodotti confondenti, nel senso che si iniziano a vedere piatti, posate, bicchieri in plastica con la scritta riutilizzabili n volte, ovvero, sono garantiti loro riutilizzo per 10 volte per 15 volte, per cui 15 volte lo puoi lavare sostanzialmente e, alcuni anche in lavastoviglie, sotto certe temperature”.

“È lo stesso piatto di plastica. Non c’è un’innovazione tecnologica del materiale in sé per sé e quindi questa è una cosa che andrà controllata e monitorata per vedere l’effettiva efficacia, perché sembrerebbe più una scritta messa sopra l’etichetta dei prodotti solo per aggirare l’ostacolo dell’usa e getta. Sostanzialmente, quindi questo è un primo campanello di allarme, cioè fatta la legge, trovato l’inganno. Se volessimo sintetizzarla sotto questo punto di vista”.

“È una direttiva sacrosanta che va per la giusta direzione, il ricevimento italiano con la deroga, con la sfida che l’Italia ha fatto con la deroga sul degradabile e compostabile è giusta, tecnicamente, ambientalmente ed economicamente. l’Italia è leader di questo settore delle compostabili e quindi si sta andando verso la giusta direzione. È una direttiva che vuole innanzitutto ridurre la quantità di monouso”.

“La riduzione è alla base sempre di tutto, ma laddove non sia possibile ridurre più di tanto questo tipo di materiali, è giusto che le poche soluzioni che rimangono in campo sono quelle maggiormente sostenibili. In questo caso è giusta la scelta italiana di escludere dalla messa al bando i prodotti compostabili e biodegradabili (come le buste della frutta)”.

Ma Minutolo applaude anche la filiera italiana, capace di innovarsi ed essere pronta in questi mesi:

“Lato positivo, l’Italia si è battuta e si sta battendo a livello europeo perché ha chiesto una deroga per un particolare tipo di prodotti che sono i prodotti biodegradabili e compostabili, cioè i piatti e i bicchieri, le posate, le cannucce fatti in materiale bioplastico, fatte quindi con componente vegetale (con il marchio Mater Bi), quindi non sono derivanti dalla plastica al petrolio”.

“l’Italia è leader di questa tipo di prodotti, basti pensare qualche anno fa allo stesso percorso che si era fatto, sostituendo le buste di plastica dei supermercati con quelle appunto biodegradabili, compostabili e adesso, in tutti i supermercati, in tutti i negozi c’è l’obbligo di dover utilizzare queste ultime che – tra l’altro – sono anche idonee per la raccolta dell’organico dei rifiuti locali”.

“Sono fatte di bioplastica, cioè derivano da materia vegetale, si decompone, si biodegrada in maniera naturale, il che non vuol dire che va lasciata nell’ambiente, disperse nell’ambiente, perché quello è un cattivo costume, a prescindere dal tipo di prodotto, però la ratio era giusta; l’Italia ha detto, abbiamo una filiera italiana completamente innovativa, che ha investito, che ha riconvertito le produzioni”.

“Nella stragrande maggioranza dei casi, ma questo è proprio una percezione da cittadino, chiunque può aver notato che i prodotti in plastica, piatti, bicchieri e via dicendo, già erano scomparsi dagli scaffali dei supermercati dei negozi, erano stati sostituiti dai prodotti biodegradabili e compostabili”.

“La trasformazione, al di là dei sei mesi di tempo che ci sono stati tra la l’adeguamento della direttiva della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale nel 30 novembre scorso e quindi poi la messa in bando del famoso 14 gennaio, era già in corso. In questi sei mesi l’Italia, la filiera della GDO si era già attrezzata perché è una direttiva, ovviamente, e che già si sapeva che sarebbe entrata in vigore e quindi il mondo industriale, il mondo della distribuzione già si era organizzato, al netto dei soliti furbetti”.

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Tullio Luccarelli

Cultura deriva dal verbo latino colere, "coltivare". Sono uno studente di filologia moderna presso l'Università degli studi di Bari Aldo Moro. Scrivere è la mia passione, raccontare è il mio dovere.

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