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RNC 2020, day 2 ‘Land of Opportunity’. Melania: piaccia o no, si sa sempre cosa pensa (Trump)

La narrazione dell’America di Trump continua nella seconda serata della Republican National Convention 2020, dedicata al tema delle opportunità offerte dal grande Paese, anche per chi arriva da fuori.

Pubblicato il 26 Agosto, 2020

La narrazione dell’America di Trump continua nella seconda serata della Republican National Convention 2020, dedicata al tema delle opportunità offerte dal grande Paese, anche per chi arriva da fuori. Fra gli interventi più attesi quello della first lady Melania, originaria della Slovenia, arrivata al podio del Rose Garden dopo una lunga passerella accompagnata dalle note di una colonna sonora eroica.


Il secondo appuntamento della RNC 2020 si è svolto secondo le linee guida già messe in pratica nella prima giornata. Apertura in chiave religiosa con una benedizione, un preghiera di ringraziamento e di raccomandazione al Signore, che ha visto protagonista Norma Urrabazo, pastore della International Church of Las Vegas. In chiusura la Urrabazo ha esclamato “the best is yet to come” (il meglio deve ancora venire), lo stesso concetto urlato forte ieri sera da, Kimberly Guilfoyle, fidanzata del figlio maggiore di Trump (ex Fox tv ed ex moglie dell’attuale governatore della California).


Più tardi nell’evento a lei avrebbe fatto eco Cissie Graham Lynch, una leader della comunità di fede cristiana, che ha toccato il tasto del “libero esercizio della fede” previsto dalla costituzione. Graham Lynch ha apertamente accusato l’amministrazione Obama-Biden di aver cercato di silenziare la voce dei cristiani americani. “I nostri padri fondatori” ha detto Graham Lynch “non si sono figurati la fede come un esercizio tranquillo e nascosto. Loro hanno combattuto per assicurare che le voci della fede fossero sempre benvenute, non silenziate, non bullizzate, ma durante l’amministrazione Obama-Biden queste libertà sono state sotto attacco.” Poi la leader religiosa ha citato alcuni interventi del precedente inquino alla Casa Bianca, in tema di aborto e adozioni, che a suo dire hanno ferito la sensibilità e il sentire religioso di molti. Fra i passaggi più curiosi del suo discorso c’è stato quello sulla scuola “I democratici hanno fatto pressione sulle scuole perché concedessero ai ragazzi di competere in sport femminili e usare gli spogliatoi delle ragazze”.


Cissie non si poi sottratta neanche dal lanciare avvertimenti agli americani: “In America, fino a qui, non abbiamo ancora sperimentato persecuzioni fisiche, nonostante ciò la sinistra ha cercato di silenziarci” e poi “Ma lo sapete cosa è veramente essenziale? Il nostri diritto di operare il culto liberamente e vivere la nostra fede in ogni aspetto della vita. La visione di Biden dell’America non lascia spazio per le persone di fede” aggiungendo “il Dio della sinistra radicale è il potere del governo“.
Il tema dell’aborto, già accennato da Graham Lynch è stato poi approfondito da un altro intervento per voce dell’attivista pro-life e anti-abortista Abby Johnson che nel suo discorso ha incluso una descrizione piuttosto dettagliata di cosa ha visto lei, nella pratica, durante l’esecuzione di un aborto operato su una gravidanza in fase avanzata. La Johnson ha anche raccontato di come, durante la sua esperienza lavorativa come assistente medica, avesse capito che i suoi superiori intendevano gli aborti come un metodo per fare cassa. Una dichiarazione breve ma certamente di impressione per l’elettorato repubblicano.


Fra le varie cose previste per la prima parte della serata non è potuto mancare il tradizionale ‘Pledge of Allegiance’ ovvero il giuramento di fedeltà alla bandiera, recitato dalla alla sposa di un soldato.
Questo giuramento alla nazione era stato al centro di estensive polemiche durante la scorsa settimana quando, in piena convention democratica, Trump twittò a caratteri cubitali che nella formula i Dem si erano dimenticati la parola ‘God’ (Dio). Il Signore negli USA viene preso sul serio, guai a dimenticarsi di lui e infatti i democratici ne avevano tenuto conto, come hanno appurato i media che si sono impegnati nel fact-checking (il controllo dei fatti).
Il fact-checking sta diventando sempre più importante in questo momenti, mentre entrambe le fazioni politiche si lottano col coltello fra i denti, lanciando si reciprocamente accuse su quello che l’uno o l’altro ha fatto, non ha fatto o eventualmente vorrebbe fare. Ed è così che mentre si volgevano le dichiarazioni di ieri a supporto del presidente Trump in parallelo la stampa e i network televisivi conducevano un alacre lavoro di indagine su ogni dichiarazione fatta alla nazione. Così si è visto che, anche nella seconda serata repubblicana le affermazioni non veritiere non sono mancate.


Il primo endorsement politico trasmesso ieri durante la convention è stato quello di Myron Lizer, vicepresidente della Nazione Navajo, che ha raccontato di come Trump abbia agito a tutela dei diritti e della legge nella Nazione Navajo e stanziato fondi a supporto dello sviluppo di quel territorio. Una delle cose di cui il presidente ha bisogno è far passare il messaggio secondo cui lui e la sua amministrazione non sono razzisti ne supportano chi lo è, da qui le continue dichiarazioni su questo tema fra cui la più ferma da parte di Nikki Haley e dello stesso Trump che, ad esempio, insiste nell’affermare che nessuno come lui ha tutelato la comunità afroamericana d’America. Un tentativo quasi disperato il suo di arginare il dilagare del malumore e delle proteste portate avanti continuamente dal movimento Black Lives Matters, a seguito della morte di George Floyd e gli altri morti, prima e dopo di lui, per mano della polizia.


Un contenuto totalmente nuovo per le convention tenute dai partiti americani prima delle lezioni presidenziali è stato invece quello che ho proposto il tema del ‘pardon’ (la grazia). Ma in passato si era visto integrare un ‘pardon’ all’interno di un simile evento politico.
Così ieri sera i repubblicani hanno trasmesso un video in cui si e raccontata la storia di Jon Ponder, uno svaligiatore di banche orfano di padre che ha ricevuto la sua prima denuncia a 16 anni ed è finito definitivamente in prigione a 36 anni. L’uomo, appartenete alla comunità afroamericana, una volta in prigione si era rivolto prima a Dio e poi al giudice promettendo di voler cambiare strada e giurando di tener fede alla promessa. Richard Beasley, l’agente speciale del FBI che lo aveva arrestato, ha raccontato assieme allo stesso Jon il percorso che ha condotto alla redenzione dell’uomo. Beasley ha ricordato che quando Jon è uscito di prigione lo ha chiamato invitandolo a pranzo, così si sono visti da McDonald’s, dove l’ex detenuto è arrivato con Bibbia alla mano. Il poliziotto ha sottolineato come spesso si vedano girare i detenuti con il sacro libro fra le mani, a titolo di messa in scena per convincere chi li deve giudicare o valutare di essere cambiati, ma in questo caso dice Beasley “mi ci sono voluti circa 30 secondi per capire che non era una finzione, il ragazzo era cambiato rispetto all’uomo che avevo arrestato alcuni anni prima”. Jon ha speso i successivi anni ad aiutare coloro che avevano una storia simile alla sua a fare la sua stessa scelta, decidendo anche di studiare, ed stato pure ospite del presidente alla Casa Bianca dove Trump gli ha permesso di raccontare al Paese la sua esperienza di vita. Come racconta Joe “la mia speranza per l’America è che alle persone formalmente incarcerata venga accordata la possibilità di approfittare del fatto che noi viviamo di una nazione di seconde possibilità”. Questo segmento della serata ha ovviamente incluso la scena in cui Trump firma il “pieno perdono” al buon Joe Ponder e una dichiarazione di Richard Beasley, che si rallegra per il supporto del presidente alle forze di polizia e invece preoccupa del fatto che in certi territori gli amministratori (sottinteso, Dem) stanno predisponendo tagli ai dipartimenti di polizia “ma, come il presidente Trump sa, la stragrande maggioranza dei ufficiali di polizia sono persone brave, intelligenti, che stanno facendo il loro lavoro molto bene e possono cambiare il mondo lavorando con persone come Joe.”
Una storia forte, inserita nel contesto della convention per parlare alla cospicua comunità nera degli Stati Uniti che molto spesso si trova alle prese con problemi legali e che ora ribolle davanti a una disgraziata serie di arresti a cui ha corrisposto l’uccisione dei fermati. Ma, allo stesso tempo, questo racconto che seconde chance che l’America può offrire è servito anche a sintonizzarsi sul canale di chi lavora nella sicurezza e, pure lui, vota.


Fra le storie, intese come vettore per parlare alla platea degli imprenditori di tipo tradizionale, si è proposta ad esempio quella di Jason Joyce, un ‘lobsterman’ del Maine, facente parte di un’orgogliosa dinastia di pescatori di aragoste e allevatori di ostriche (da otto generazioni) e che ora si occupa anche di eco turismo. Lui, ha confessato,Trump non lo aveva votato nel 2016 perché non era convinto che questo condividesse la sua stessa visione, di conservatore. Dunque il racconto di un votante conquistato, nel delicato bacino dell’elettorato di tradizionalista e conservativo che in questo momento si registra come parzialmente interdetto dallo stile governativo di Trump.
‘L’uomo delle aragoste’ durante suo discorso ha detto che “finché Donald Trump sarà presidente famiglie di pescatori come la mia avranno una voce” e poi ha espresso tutta la sua preoccupazione per un’eventuale arrivo del candidato dei Democratici alla Casa Bianca “ma se Biden vince lui sarà controllato dagli estremisti ambientalisti”.


Un altro ammiccamento all’elettorato rurale si è avuto con lo speech di Cris Peterson dal Wisconsin che con la sua famiglia conduce un allevamento di bovini per la produzione di prodotti caseari. Lei ha raccontato di come il governo ha supportato imprese come la sua a sopravvivere alla grave crisi e svilupparsi, anche adottando nuove tecnologie per la mungitura. La Peterson ha voluto sottolineare l’importanza dei trattati commerciali per il suo settore e di come le rinegoziazioni e gli accordi compiuti dal governo Trump siano andati a loro favore. “Come uomo d’affari” ha affermato l’allevatrice “il presidente Trump capisce che l’allevamento è un’attività complicata, ad alta intensità di capitale e rischiosa. Più di qualunque altro presidente nella mia vita ha inteso l’importanza degli allevatori e dell’agricoltura. Quel supporto e focus nel negoziare nuovi trattati commerciali ci ha dato la fiducia per ricostruire il nostro fienile e la nostra attività lattiera-casearia.”


Durante la serata, come da programma si sono alternate diverse figure politiche e di amministrazione fra cui, la più discussa è stata quella di Mike Pompeo, il Segretario di Stato del governo Trump, che ha inviato il suo contributo da Israele dove è in missione diplomatica. Mai prima d’ora un Secretary of State aveva preso parte a un congresso nello svolgimento della sua carica. Fino a qui era stato considerato quasi un tabù quello di chiamare a supporto questo tipo di figure che, di norma, dovrebbero essere percepite come sopra le parti, almeno fino a che sono in servizio.
“Il presidente Trump è il primo presidente in una generazione a cercare di porre fine alla guerra piuttosto che iniziarne una. Vuole porre fine alla guerra in Afghanistan. Sta portando a casa i nostri uomini e le nostre donne” ha affermato Pompeo “Joe Biden ha votato per la guerra in Iraq, che il presidente Trump ha definito a lungo il peggior errore geopolitico della nostra generazione. Temo che Biden sceglierà di nuovo la guerra. Ha sostenuto la guerra in Serbia, Siria e Libia. Joe Biden continuerà a versare il nostro sangue e tesoro. Il presidente Trump porterà a casa i nostri eroi. Se odi la guerra come io odio la guerra, devi sostenere il presidente Trump per un altro mandato.”


Durante il secondo giorno della convention repubblicana ha trovato posto in scaletta anche il vicepresidente Mike Pence che si è visto in un contributi video pensato per raccontare alcune piccole storie americane, di gente comune. Un curiosità da rilevare è che le interviste fatte da Pence ai vari testimoni dell’America di ogni giorno sono state registrate presso la casa natale di Abraham Lincoln.


Dopo questo segmento se ne è proposto un altro, non comune in fase congressuale, che visto nuovamente protagonista il presidente Trump. Diversamente dalle precedenti convention i Repubblicani hanno pensato di proporre il filmato di una cerimonia di concessione della nazionalità americana, una tappa importantissima per chiunque intraprenda la via del sogno americano. Nel contributo si sono raccontate le storie di cinque immigrati, ognuno arrivato negli Stati Uniti con la sua storia, la sua cultura di provenienza e le sue aspirazioni. Il messaggio alla fetta di elettorato costituita dagli immigrati che hanno sviluppato qualcosa nel Paese o vogliono farlo è chiaro, gli USA sono una terra di opportunità.


Nella scaletta della serata hanno fatto capolino anche alcuni membri della famiglia del presidente come la figlia Tiffany, il figli Eric e infine la first lady Melania Trump che, differentemente dal suo standard di moglie della ma piuttosto silenziosa, si è cimentata in un lungo discorso, pacato e recitato un inglese che rivelava chiaramente i natali sloveni di Melania.
Alcuni commentatori, analizzando le testimonianze dei famigliari di Trump, hanno notato che nessuno di loro, fino a qui, si è proposto con qualche ricordo famigliare, qualcosa di più privato ed umano, magari divertente, che potesse creare empatia e avvicinare i Trump alle famiglie comuni.


Il compito di Tiffany, giovane figlia dei tycoon, è stato quello di portare nella convention la voce dei più giovani. La ragazza si è rivolta ai suoi coetanei, giovani e in cerca di lavoro, dicendo: “Come neolaureata, posso relazionarmi con così tanti di voi che potrebbero essere alla ricerca di un lavoro. Mio padre ha costruito un’economia fiorente una volta e, credetemi, lo farà di nuovo.”


Il fratello Eric invece ha avuto il ruolo di demolitore del fronte avversario, raccogliendo perciò la staffetta portata in gara dal fratello maggiore il giorno prima.
Il figlio di Trump si è buttato subito contro i l’ala più agguerrita del partito democratico: “Secondo i democratici radicali, l’America è la fonte dei problemi del mondo”. Poi ha raccontato “Quando mi trovavo sul palco della convention quattro anni fa, nessuno capiva appieno il cambiamento storico che stava per avvenire. Potevamo tutti sentirlo. Qualcosa stava accadendo. Un movimento si stava formando appena sotto la superficie. Gli uomini e le donne dimenticati, senza voce a Washington DC, si stavano preparando a insorgere. Il nostro movimento ha seguito lo schema di tanti che ci hanno preceduto”. Proseguendo nel suo discorso si è focalizzato sul concetto di libertà: “Il presidente Reagan ha detto: ‘La libertà non è mai a più di una generazione dall’estinzione. Deve essere combattuta e protetta.’ Questa è la battaglia in cui ci troviamo in questo momento ed è una battaglia che solo mio padre può vincere. Mio padre ha corso per la presidenza non perché aveva bisogno del lavoro ma perché sapeva che le persone laboriose in questo grande paese venivano lasciate indietro.”


L’intervento di Melania Trump, che si è tenuto dal vivo nel Rose Garden da poco rinnovato su sua iniziativa, ha invece riassunto la sua esperienza come first lady alla Casa Bianca, i progetti in cui è stata coinvolta, i viaggi diplomatici. Una parte importante della sua testimonianza è stata il racconto della sua esperienza personale, di ragazza slovena di 26 anni che ha scelto gli Stati Uniti per realizzare il suo sogno. Melania si è poi riservata anche qualche attimo per ricordare la sua famiglia di origine e per far riferimento alla stampa che tiene il marito sempre sotto tiro.


Nel suo discorso la first lady ha toccato vari temi fra cui quello spinoso del razzismo e dei disordini in atto nella nazione: “Come tutti voi, ho riflettuto sui disordini razziali nel nostro paese. È una dura realtà che non siamo orgogliosi di parti della nostra storia. Incoraggio le persone a concentrarsi sul futuro pur continuando a imparare dal passato.” Poi ha continuato “Esorto le persone a riunirsi in modo civile, così possiamo lavorare e vivere secondo i nostri ideali americani standard. Chiedo inoltre alle persone di porre fine alla violenza e ai saccheggi compiuti in nome della giustizia e di non fare mai supposizioni basate sul colore della pelle di una persona. Invece di demolire le cose, riflettiamo sui nostri errori, siamo orgogliosi della nostra evoluzione e guardiamo alla nostra strada da percorrere “.


Parlando invece del marito e del suo operato Melania ha affermato “Lui è ciò che è meglio per il nostro paese. Sappiamo tutti che Donald Trump non fa segreti su come si sente riguardo alle cose. L’onestà totale è ciò che noi cittadini meritiamo dal nostro presidente. Che vi piaccia o no, sapete sempre cosa pensa. E questo perché è una persona autentica che ama questo paese e la sua gente, e vuole continuare a renderlo migliore. Donald vuole mantenere la vostra famiglia al sicuro, vuole aiutare la vostra famiglia ad avere successo. Non vuole altro per questo paese che farlo prosperare e lui non perde tempo a fare politica”.
Poi concludendo la first lady ha detto che sarebbero stati “onorati di servire questo incredibile paese per altri quattro anni. Credo che abbiamo bisogno della leadership di mio marito ora più che mai per farci tornare ancora una volta la più grande economia e al paese più forte mai conosciuto”.


Alla conclusione dell’evento le emittenti americane e i giornali si sono esercitati nella minuziosa pratica del controllo dei fatti, confutando quasi in tempo reale alcuni delle affermazioni andate il onda durante la seconda serata della convention.
CNN ad esempio ha puntato il dito su diversi interventi fra cui quello di Eric Trump in cui si affermava che il presidente Trump è riuscito a ottenere la pace del Medio Oriente. Sebbene Donald Trump si sia adoperato e qualche risultato lo abbia ottenuto la pace in quell’area del pianete è ben lungi dall’essere raggiunta, indipendentemente da chi ci mette mano.
Poi si sono prese in considerazioni altre dichiarazioni . Sempre lo stesso Eric Trump, oltre ad altri ospiti, ha affermato che Joe Biden si è impegnato a tagliare i fondi ai dipartimenti di polizia. Una cosa non vera e ripetutamente rigettata dal candidato democratico.


Fra le varie inesattezze, se non proprio bugie, durante la serata si è detto che i democratici avrebbero in animo di togliere dalla costituzione il secondo emendamento, che prevede il diritto per gli americani di detenere armi da fuoco. Ma Joe Biden non ha mai detto di voler fare una cosa simile ma solo di pensare che fosse il caso di introdurre alcune misure per il controllo della vendita delle armi, soprattutto quelle d’assalto (‘Gun Control Measures’).
E questi sono solo alcuni dei punti indagati in sede di fact-checking. Come già accennato, coloro che si occupano di questo tipo di verifiche avranno poche chance di annoiarsi sia durante la RNC 2020 che per il resto della campagna elettorale americana.


Fonte: Reuters, CNN, ABC 26/08/20

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