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Roma

Roma: Pierpaola, la poliziotta uccisa dall’ex collega “Era una brava persona”

Pubblicato il 1 Giugno, 2023

Quello di Pierpaola Romano è un delitto che scuote l’intero corpo di polizia. E non solo perché la donna uccisa questa mattina, intorno alle 11,25, nell’androne del suo palazzo nel quartiere Torraccia di Roma, era una poliziotta.

Poliziotto era anche l’assassino, Massimiliano Carpineti, scappato a bordo di una Chevrolet bianca per poi uccidersi sparandosi, con la stessa arma con cui ha esploso tre colpi sul corpo della vittima che, secondo i primi accertamenti, stava uscendo di casa. 

Pierpaola Romano, classe 1965, nata a Marzano Appio in provincia di Caserta, viveva da oltre vent’anni a Roma. Anche il marito di Pierpaola Romano, Adalberto Montanaro è un poliziotto, un ispettore, anche lui nato a Caserta e ai vertici del commissariato di Sant’Ippolito, dove anche la moglie lavorava qualche anno fa. Adesso non più, ricostruisce Repubblica.

Romano prestava servizio in Parlamento, garantiva la sicurezza alla Camera dei Deputati, come anche il collega che l’ha uccisa, Carpineti.

L’agente Pierpaola Romano in passato aveva dato anche un suo contributo al contrasto della criminalità legata al ciclo dei rifiuti e ai reati ambientali. La polizia come vocazione di famiglia. Una scelta di vita che aveva deciso di intraprendere anche il figlio Riccardo, 22 anni, che da poco aveva iniziato la sua carriera tra le forze dell’ordine. 

Vivevano in un complesso tranquillo, in via Rosario Nicolò, uno stabile abitato da esponenti delle forze dell’ordine. 

“Paola era una signora allegra, sempre elegante. Una brava persona – ricorda un amico cresciuto insieme al figlio – sono cresciuto a casa loro, abbiamo fatto anche le vacanze insieme. Eravamo un gruppo di bambini e quando eravamo piccoli i nostri genitori ci portavano a giocare a calcio alla Borghesiana”.

Una vicina di casa ha sentito gli spari dalla finestra: “Ho sentito tre colpi sordi, pensavo stessero sbattendo i tappeti. Poi mi sono affacciata e c’era questa auto bianca che andava via”.

Massimiliano Carpineti ha percorso circa 300 metri prima di fermarsi in un parcheggio in via Nino Tamassia e togliersi la vita.

Ancora ignoti i motivi dell’omicidio.

LA TESTIMONIANZA

“Ho sentito tre spari in rapida successione, ho pensato a un atto intimidatorio, magari uno sgarro dopo la partita di ieri sera. Quindi ho sentito la gente gridare e sono sceso e con un amico che era già nell’androne ho visto la donna a terra, ormai senza vita, con un colpo di pistola alla nuca”. Lo racconta un testimone, vicino di casa della poliziotta uccisa, anche lui agente, in pensione da 4 mesi.

“La posizione del corpo era strana, le ginocchia piegate, la faccia all’insù. Aveva in mano dei fogli della Asl, la borsa a tracolla era chiusa, il cellulare a terra”, prosegue.

“Secondo me l’uomo che ha sparato era nascosto nell’androne – aggiunge – le ha sparato da dietro mentre lei usciva in strada e solo dopo è salito in macchina sgommando per fuggire via”.

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