Pubblicato il 11 Aprile, 2021
Da un anno l’Italia vive, come moltissimi altri Paesi, in uno stato di emergenza dovuto al Covid. Un anno di tragedie personali e familiari, di ospedali al tracollo, di chiusure e riaperture, di misure di sicurezza e di stanziamenti, di rimborsi parziali, di sovvenzioni e ristori insufficienti. Un susseguirsi di decreti, spesso usciti nel fine settimana, mettendo ancora più in difficoltà quelle categorie che magari si erano già organizzate.
Milioni di Italiani non lavorano, o lavorano a singhiozzo, da oltre un anno, molti hanno dovuto chiudere, alcuni sono falliti, in troppi sopravvivono con l’aiuto dei parenti o consumando i propri risparmi. I nostri concittadini provati prima dalla crisi della industria ora dalla crisi dovuta al Covid. Anche nel nostro territorio non esiste una famiglia che non abbia risentito della crisi, direttamente o di riflesso. E parliamo, oltre che dei metalmeccanici, di tutte le partite Iva, dei libero professionisti, di tutto il settore turistico, ristoratori, guide, bar, operatori museali.
E pensiamo anche agli alberghi, ai campeggi e villaggi turistici, ai fotografi, a chi organizza eventi, alle agenzie di viaggio, alle palestre, alle piscine, ai lavoratori dello spettacolo, alle discoteche e a tanti altri ancora.Da oltre un anno viviamo in una città irreale, con negozi chiusi, strade deserte, noia e spesso disperazione.Cosa proponiamo ? Di riaprire tutto? Di fingere che il virus non esista? No, il virus purtroppo esiste e continua a circolare, nonostante tutti i sacrifici imposti, e continua ad uccidere. Non sappiamo quando tutto questo finirà.
Ma secondo noi queste misure non sono riuscite a cogliere l’obiettivo, non hanno funzionato pienamente e nello stesso tempo hanno distrutto l’economia del Paese e anche della nostra cittadina.In questo contesto esiste inoltre il rischio concreto di infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto produttivo. Commercianti e imprenditori, stesi al tappeto dalla crisi, potrebbero rivolgersi agli usurai o cedere le proprie attività per un tozzo di pane a chi non cerca altro che questo per ripulire denaro sporco.
Secondo noi occorre una valutazione puntuale delle singole zone, una riapertura dove è possibile adottando tutte le misure previste, una campagna vaccinale seria, che in Toscana finora non c’è stata. Bisogna tornare a vivere, insomma, con attenzione e con prudenza, ma bisogna tornare a lavorare e a vivere.
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